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Vincono i Maneskin, il Festival delle canzoni che non ricorderemo
Foto Instagram Maneskin
Foto Instagram Maneskin
Patty Speroni
4 anni fa
La speaker di Radio3i Patty Speroni racconta l’ultima serata del Festival di Sanremo

È notte tarda e sono in tre a giocarsi l’ultimo televoto. Ermal Meta, Fedez in coppia con Francesca Michielin e i Maneskin. Sin dal primo ascolto pubblico della canzone, Ermal Meta è sempre stato in odore di vittoria. Stupisce vedere la repentina risalita in classifica della coppia Fedez – Michielin, ma il pensiero successivo alle potenzialità social dell’azienda di famiglia sembra sciogliere qualche nodo. Nella classifica generale del giorno precedente i Maneskin erano quinti, quindi, la salita sul podio è più facilmente comprensibile.

Analizzando le canzoni, “Un milione di cose da dirti” di Ermal Meta è davvero ben scritta. L’artista ha un dizionario emotivo molto ricco. Ha voce, è intonato. Interpreta bene ciò che sente suo. Le canzoni le scrive lui. La musica la scrive lui. Ma questa volta non basta. Terzo posto.

“Chiamami per nome” Di Francesca Michielin e Fedez ha evidenziato la disparità vocale tra i due artisti. Francesca ha voce da vendere e sul palco dell’Ariston è perfetta. Fedez non è a suo agio su quel palco e la voce gli è mancata. Onestamente un secondo posto non meritato. Sono sicuramente altre le dinamiche che li hanno portati ad arrivare sul podio.

Non sono stati “Zitti e buoni” e spero non lo saranno mai. I Maneskin hanno vinto il Festival. Quello non è il loro palco, non è il loro pubblico. Troppo irriverenti, troppo “sporchi”, troppo “rumorosi”. Tuttavia molto bravi, perché capacissimi di mangiarselo quel palco, con o senza pubblico. Hanno riempito l’Ariston con la loro forte personalità. Hanno fatto suonare gli strumenti. C’era anima selvaggia nella loro performance. Vittoria meritata.

Finalmente! Il Festival è finito. Il Festival delle canzoni che non ci ricorderemo. Non so spiegarmi se questo senso di liberazione derivi dal fatto che è una manifestazione che si è voluta fare a tutti i costi per evidenti ragioni economiche - mascherate dalla ripetuta frase “dobbiamo dare un segno di ripresa” - o dal fatto che stiamo tutti sperando che tutto passi il più velocemente possibile, per tornare a vivere secondo i nostri tempi e secondo la nostra normalità.

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