Matteo Negri
Acqua e pace o acqua e guerra?
Immagine simbolica. © CdT/Gabriele Putzu
Immagine simbolica. © CdT/Gabriele Putzu
Redazione
6 mesi fa
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La giornata mondiale dell’acqua (World Water Day), prevista per il 22 marzo è una ricorrenza istituita nel 1992 dalle Nazioni Unite, prevista nelle direttive dell'Agenda 21, risultato della conferenza di Rio. Il tema scelto dall’ONU per il 2024, cioè “acqua per la pace” (“Water for Peace”), non potrebbe essere più attuale. L’acqua, bene strategico di primaria importanza è stato, ed è all’origine di conflitti per il suo controllo o semplicemente per poterne accedere. Le “water wars” sono così definite le guerre per il controllo dell’acqua, come quella del 2017 nel Darfur regione che copre il deserto del Sahara a Nord e la fertile savana a Sud o la indomabile repressione in Siria, a causa della siccità durante il decennale conflitto, esacerbato dalla scarsità di risorse idriche. La privatizzazione delle risorse idriche, processo spesso mascherato ma inesorabilmente in corso in molti paesi, fra cui alcuni del Sud America, si sta trasformando in vere e proprie guerre per l’accesso a questa indispensabile risorsa. Da noi cosa succede? La siccità di due anni orsono ce la siamo già dimenticata e abbiamo pure dimenticato (o quasi) gli sforzi degli agricoltori per irrigare con mezzi di fortuna campi e vigne. Il lago e i pozzi disponibili a quel momento ci hanno dato una mano, ma cosa accadrà in futuro? Nel Mendrisiotto ci si orienta verso un approvvigionamento di acqua di superficie (Lago), dimenticando o abbandonando fonti decennali (centenarie) che hanno contribuito a dissetare intere generazioni e che ormai sono diventate vulnerabili. Le abbandoniamo in funzione di una riserva “infinita” e sicura. Il Lago. Cosa succederà se dovesse venire a mancare questo enorme (ma non inesauribile) serbatoio, avendo ormai compromesso le fonti storiche?

Matteo Negri, Presidente dell'Associazione Fontanieri Ticinesi

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