Manuele Bertoli
Ancora una zappata sui piedi?
©Chiara Zocchetti
©Chiara Zocchetti
Redazione
13 giorni fa
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La modifica della LAMal sulla quale andremo a votare il 24 novembre (riforma EFAS), spacciata come tassello importante per contribuire al controllo dei costi della salute, costituisce una vera e propria zappata sui piedi per gli assicurati contribuenti, in special modo per quelli dei ceti modesti e del ceto medio. Non toccherò qui la questione su cui i favorevoli insistono con grande enfasi, ovvero il passaggio dal finanziamento cantonale del 55% dei soli costi ospedalieri stazionari (circa un quinto della spesa sanitaria totale) a quello del 26,9% dei costi ospedalieri, di quelli ambulatoriali e di quelli delle cure a domicilio e case di cura (circa due terzi della spesa sanitaria totale), ma mi concentrerò su una domanda: il progetto di modifica della LAMal, oltre a cambiare il quantum pagato dai Cantoni per la sanità, conferisce loro maggiori poteri per controllare questi costi? La risposta è purtroppo e drammaticamente no. Lo ha chiarito perfettamente il Consiglio di Stato ticinese in una sua lettera pubblica del 28 agosto scorso indirizzata alla Conferenza dei governi cantonali, dalla quale traggo tre passaggi illuminanti.

Le motivazioni

“L’uniformità del finanziamento proposta da EFAS vuole eliminare gli incentivi a fornire le prestazioni in regime stazionario, prese a carico maggioritariamente dai Cantoni, favorendo in questo modo le cure in regime ambulatoriale, complessivamente meno costose. Il Cantone Ticino condivide questo obiettivo, ma considera la riforma EFAS insufficiente e persino inutile per realizzarlo. In effetti, già oggi l’Ordinanza sulle prestazioni (OPre) prevede il regime 'Ambulant vor Stationär' (…), il quale stabilisce una lista di prestazioni che devono essere fornite in regime ambulatoriale e solo eccezionalmente in regime stazionario; questa lista di prestazioni dovrebbe essere a nostro senso ampliata e soprattutto applicata più severamente”. “Con il passaggio a EFAS, malgrado i Cantoni saranno chiamati a contribuire finanziariamente anche alle prestazioni ambulatoriali, gli assicuratori malattie saranno tenuti a trasmettere (ndr: loro) unicamente dati aggregati o relativi al domicilio degli assicurati per la verifica della competenza territoriale. Il controllo delle fatture resterà di competenza degli assicuratori malattia e il nuovo sistema porrà ai Cantoni la difficoltà di verificare e legittimare l’utilizzo delle risorse fiscali”. “Nel nostro Cantone ora il pagamento del 55% delle prestazioni stazionarie avviene attraverso il sistema del contributo globale direttamente agli ospedali e rappresenta quindi un elemento per gestire i rapporti con le strutture e l’evoluzione dei costi del settore. In futuro i Cantoni dovranno invece versare l’importo corrispondente al 26,9% dei costi netti agli assicuratori malattia per il tramite dell’Istituzione comune LAMal, che poi li distribuirà ai singoli assicuratori. Oltre a conferire innegabilmente più peso agli assicuratori malattia, la riforma impedirà con ogni verosimiglianza al Cantone di mantenere l’attuale relazione finanziaria diretta con gli ospedali e le cliniche sul proprio territorio”.

Conclusioni

Riassumendo. Per le cure ambulatoriali la riforma EFAS non propone alcuno strumento supplementare che permetta ai Cantoni di controllare i costi, quindi in sostanza non servirà a niente; lo strumento per spingere verso le cure ambulatoriali esiste già, andrebbe ampliato e applicato in maniera più rigida, ma il fatto che i Cantoni con EFAS pagheranno il 26,9% dei costi complessivi delle cure non avrà alcun effetto incitativo a favore delle cure senza ricovero in ospedale. E per le cure ospedaliere? Qui la riforma EFAS si presenta addirittura come controproducente, perché se oggi il Cantone può controllare in qualche modo gli ospedali, pianificando le cure e pagandoli direttamente in ragione del 55%, domani questo controllo verrà annacquato, poiché il Cantone dovrà versare il 26,9% dei costi alle casse malati, le quali saranno loro a pagare gli ospedali; e siccome le casse malati i costi li controllano ben poco, come indicano gli ultimi 30 anni di storia sanitaria svizzera, c’è poco da stare allegri. Altro che benefici sui costi e premi più bassi: da questo punto di vista EFAS non riforma nulla e anzi indebolisce i controlli sulla spesa sanitaria. Dopo i diversi 'no' alla cassa unica, ai premi proporzionali al reddito, ai costi per gli assicurati limitati al 10% del reddito netto, il popolo svizzero continuerà nella sua parabola masochista? Soprattutto lo faranno i cittadini dei ceti modesto e medio, che sopportano un peso ormai insostenibile? Naturalmente cittadine e cittadini decideranno liberamente e democraticamente, ma è bene sempre ricordare che liberamente e democraticamente ci si può anche fare male, molto male.

 

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