A Palermo, dove una docente è stata allontanata per quindici giorni dalla scuola, sembra che la “giornata della memoria” si sia tramutata in un palcoscenico per chi, in qualità di insegnante, pare si sia permesso di fare propaganda politica in classe. Eppure il video, oggetto dello scandalo e presentato dagli studenti delle superiori alla fine di un percorso didattico, è di tipo espositivo. I giovani l’hanno preparato scegliendo di accostare eventi storici all’attualità. Taluni diranno che si tratta di un modo ingenuo e istintivo di “dire il mondo”, ma è proprio per questo motivo che la presentazione si presta per una discussione attraverso la quale emergano diversi punti di vista: a condizione che le opinioni non veicolino violenza e sopruso.
Recentemente una persona capitata casualmente su un mio contributo pubblicato in rete, mi ha scritto un messaggio privato, per affermare che io non ho capito nulla del mondo (fin qui sono d’accordo con la signora), poiché il piano Kalergi è chiaro: vogliono (…) sostituire gli europei, portando l’Africa in Europa (…).Purtroppo questa donna è convinta che l’Olocausto sia una frottola, ha letto su qualche blog, senza esserne consapevole, un riassunto delle tesi elaborate nel 2005 dal negazionista austriaco Gerd Honsik e l’idea di un pensiero critico è per lei molto, molto lontana(https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2018/01/16/piano-kalergi-cosi-sinventa-un-complotto02.html?refresh_ce)
A un allievo di tredici anni che sostiene una tesi simile, si insegna a verificare le fonti, si spiega cosa significa negazionismo, come sono costruite le notizie false nell’epoca dell’informazione veloce. Da una signora turbata per motivi che potrebbero risalire a qualche ferita dell’anima, non posso pretendere ascolto e dialogo. Tra le ombre di questo disagio, la scuola deve resistere, educare, formare i giovani a leggere l’alfabeto delle emozioni, faticando anche tra le pagine della letteratura. Ecco il motivo per il quale, con fiducia, credo che anche agli insegnanti, come all’uomo che piantava gli alberi (meraviglioso libro di Jean Giono) tocchi il compito di seminare gli anticorpi contro la violenza e l’estremismo.
Gli studenti palermintani dell’insegnante sanzionata, nell’introdurre la loro presentazione citano Emily Dickinson. Nel romanzo di Lia Levi, Questa sera è già domani (E/O 2018) troviamo la stessa poesia, che acquista una forza particolare:
«Quando spolveri il sacro ripostiglioche chiamiamo "memoria"scegli una scopa molto rispettosae fallo in gran silenzio.Sarà un lavoro pieno di sorprese -oltre all'identitàpotrebbe darsiche altri interlocutori si presentino -Di quel regno la polvere è silentesfidarla non conviene -tu non puoi sopraffarla - invece leipuò ammutolire te.»(Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, pp. 1277-1279.)
Il fatto che i giovani utilizzino un testo letterario per interpretare il senso della giornata della memoria è motivo d’orgoglio, per un’insegnante che semina nel tempo. La relazione continua così:
“1938: il consiglio dei ministri approva le leggi per la difesa della razza, che discriminano gli ebrei e li escludono dalla vita sociale. Nel 2018 viene approvato il decreto sicurezza, cancellato il permesso di soggiorno per motivi umanitari che durava due anni, consentiva l’accesso al lavoro, alla scuola, all’accesso al sistema sanitario (…) I migranti perdono ogni diritto e possibilità di integrazione.”
Anche queste informazioni, accostate, si prestano ad una discussione: distanti nel tempo, in contesti diversi, le decisioni del Potere hanno disegnato il destino di molte persone. Si tratta, per gli allievi, di iniziare a capire una realtà complessa, cimentandosi, forse per la prima volta, nella presentazione di una tesina. Il lavoro svolto dalla prof. di Palermo è una prima fase di un percorso che mi auguro possa svilupparsi, poiché stimola gli alunni a chiedersi cosa stia accedendo oggi e perché. Quali testi d’autore ci aiutano a capire? Quali le fonti storiche? Dove le trovo? Posso confrontare gli eventi che stanno all’origine della storia e del declino delle dittature che si sono imposte tra le due guerre con la situazione politica di oggi? Le occasioni di approfondimento sono sterminate, anche nel lavoro in classe. (Recentemente, per piacere e curiosità, non essendo uno storico, ho letto, di Stanley G. Peyne, Il fascismo, pubblicato da Newton nel 2006, per capire come sono nati i nazionalismi radicali e autoritari in Europa.)
Certo, insegnare non è un mestiere facile, ma ciò che accade nella scuola non deve essere un rumore di sottofondo di poco conto, perché la scuola è un’istituzione che ha una rilevanza nella formazione della voce critica. A partire dalla scuola per l’infanzia (!), occorre sensibilità, cautela, preparazione.
E forza per contrastare, a volte, certi boati della politica interessati a spaventare, a fare in modo che tu, insegnante, tenga un “profilo basso”.
Non c’è da aver paura; c’è tanto lavoro da fare.
Daniele Dell’AgnolaDocente SUPSI, autore
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