Ospiti
Davide Pedrioli - Strategia energetica 2050, visioni e realtà
Redazione
4 anni fa

Difficile capire dove saremo nel 2050, specie se si cercano di coordinare la politica energetica del Consiglio federale che, sulle emozioni di Fukuschima 2011, ha sancito lo spegnimento delle centrali nucleari svizzere e la politica volta a contenere l’emergenza climatica abbattendo le emissioni di CO2. Il dilemma sta nel fatto che in Svizzera la produzione di energia elettrica assicurata dal nucleare è, con quella idroloettrica, quella che non provoca emissioni di CO2. Per ammissione stessa dell’Ufficio federale dell’energia nel 2050 le altri fonti energetiche in Svizzera potranno solo in parte compensare quella nucleare, se non con importazioni.

Alcuni dati, che nell’attuale mainframe non appaiono: l’aumento della mobilità ferroviaria, che tutti vogliono e che tutti, forse inconsapevolmente pagano con le imposte, necessita energia elettrica. Lo stesso vale per la mobilità individuale che se porterà tutti all’elettrico richiederà per la sola Svizzera, secondo le valutazioni del Politecnico di Zurigo, la costruzione di due nuove centrali nucleari. Il tema è invero ben più complesso, ma le cifre macro sono queste.

Il politico deve essere consapevole che non possiamo continuare come negli ultimi dieci anni a modificare la legislazione in tempi differenti: oggi per la CO2, domani per il fotovoltaico, il giorno dopo per l’elettro mobilità e la settimana dopo bloccare il nucleare. La gestione dell’energia richiede un sistema concatenato che non può essere modificato con singole misure in parte scoordinate. La strategia deve essere intrinsecamente unitaria, coerente con il quadro continentale e concretamente attuabile. Verosimilmente anche la scala del tema non è nazionale, ma sovranazionale se non continentale. Vedremo come si svilupperanno già nel prossimo decennio le due strategie europee dominanti: quella francese e quella tedesca.

Un modello virtuoso che il Consiglio federale dovrebbe ora seguire è quello del nuovo Presidente USA Joe Biden, che poche settimane fa ha deciso di sostenere nuovi e moderni reattori nucleari, più piccoli e moderni degli attuali. E’ una scelta che permette di ridurre le emissioni delle emissioni di CO2 e andrebbe seguita, perlomeno dagli specialisti, da vicino. Le centrali nucleari svizzere sono in ottimo stato e non vanno dismesse se non a lungo termine. Ciò ci permette, grazie all’aggiornamento della rete di trasporto e distribuzione dell’energia elettrica, di consolidare il nuovo modello energetico nazionale con chiare regole. Facciamo però attenzione a non incorrere in situazioni ideologiche come lo potrebbero essere la riduzione delle cilindrate delle auto e del riscaldamento delle case, la proibizione di installare impianti di climatizzazione, la riduzione della frequenza dei treni o il blocco della mobilità elettrica individuale. Siamo pronti a tali rinunce ? Se non siamo pronti l’alternativa è il mantenimento dell’attuale produzione elettrica nazionale fino al momento che la tecnologia porterà alle future (2050 ?) centrali nucleari a fusione e all’immagazzinamento dell’energia elettrica.

Da ultimo: qualcuno sa quanta energia elettrica è richiesta a livello nazionale per la gestione delle criptovalute ?

Ing. Dipl ETH Davide Pedrioli, Consigliere comunale PPD

© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata