Lorenzo Onderka
Divieto di adozione internazionale: una decisione sbagliata
Redazione
19 giorni fa
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Ricordo ancora il momento in cui i medici comunicarono a me e a mia moglie che non avremmo potuto avere figli. Fu una notizia devastante, una sorta di condanna. Ci furono prospettate diverse alternative medico-scientifiche, ma dopo aver ascoltato le testimonianze di coppie che vi avevano fatto ricorso – affrontando fallimenti emotivamente dolorosi e costi proibitivi – decidemmo di rinunciare. Dopo una lunga riflessione e un intenso percorso emotivo, iniziammo a considerare l’adozione. Ci rivolgemmo all’Ufficio Adozioni e, una volta ottenuta l’autorizzazione, grazie alla loro professionalità e ai loro contatti internazionali, riuscimmo ad accogliere il nostro primo figlio. Ancora oggi provo un’emozione indescrivibile ripensando al nostro primo incontro in Brasile. Successivamente, adottammo un secondo figlio, vivendo nuovamente la gioia e la sfida di accogliere un nuovo membro nella nostra famiglia. Sì, perché la famiglia si può creare in molti modi, anche se non vi è un legame biologico. Oggi, tuttavia, il Consiglio Federale ha deciso di vietare le adozioni internazionali per contrastare eventuali abusi. Indubbiamente, gli abusi esistono, così come in molti altri ambiti della società. Tuttavia, vietare non significa risolvere il problema: basti pensare agli scandali legati alla pedopornografia o agli abusi perpetrati all’interno delle stesse famiglie. Non si è certo pensato di vietare le nascite o di limitare le relazioni familiari per prevenire tali crimini. Analogamente, la proibizione non fa che spingere il problema nell’ombra, rendendo ancora più difficile il contrasto agli abusi. Un esempio evidente è quello del mercato degli stupefacenti: nonostante i divieti, il fenomeno è sotto gli occhi di tutti. Bloccare le adozioni internazionali significa impedire a bambini senza famiglia di trovare genitori che li accolgano con amore. Si tratta di un incontro tra “bambini orfani” e “genitori orfani”, che insieme costruiscono una famiglia, proprio come avviene nei nuclei biologici. Vietare le adozioni internazionali non solo è inefficace nella lotta agli abusi, ma rappresenta anche una limitazione della libertà individuale e un'ingiusta messa in discussione delle intenzioni delle famiglie adottive. Piuttosto che un divieto generalizzato, occorrerebbe rafforzare i controlli sugli enti che si occupano di adozioni, sia a livello nazionale che internazionale, e inasprire le pene per chi sfrutta i minori. Mi auguro che il Consiglio Federale riveda questa decisione e adotti misure più efficaci e coraggiose per tutelare i bambini, senza privarli della possibilità di avere una famiglia.

Lorenzo Onderka - Già candidato per Avanti con Ticino&Lavoro

 

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