Giorgio Ghiringhelli
Dopo il burqa è ormai tempo di proibire anche il velo islamico
Redazione
un giorno fa
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In gennaio entrerà in vigore in Svizzera il divieto di dissimulare il volto in pubblico, ma gli islamisti hanno trovato il trucco per aggirare questa norma costituzionale

All’inizio del 2025 entrerà finalmente in vigore in tutta la Svizzera la nuova Legge federale sul divieto di dissimulare il viso in pubblico. Sono trascorsi quasi 14 anni da quando, il 25 marzo 2011, lanciai in Ticino un’iniziativa popolare (approvata il 22 settembre 2013 dal 65,4% dei votanti) che chiedeva di inserire nella Costituzione cantonale un analogo divieto, che entrò poi in vigore il 1. luglio 2016. Fin dall’inizio, rispondendo alle critiche di chi sosteneva che in Ticino non vi erano donne con il velo integrale (niqab) o con il burqa, precisai che l’iniziativa aveva uno scopo preventivo e dissuasivo e che il mio obiettivo era quello di fare scuola in Svizzera. Adesso questo mio desiderio è diventato realtà, dopo che nel marzo del 2021 il Popolo ed i Cantoni avevano approvato un’iniziativa costituzionale lanciata a livello nazionale sul modello di quella ticinese. Missione compiuta, dunque!

Ripagato da tante amarezze

Questo lieto finale mi ripaga di tante amarezze che ho dovuto ingoiare in passato, quando ad esempio alcuni organi di informazione contrari all’iniziativa non mi davano spazio per pubblicare le mie motivazioni, o quando venivo accusato di essere un razzista, o quando contro ogni logica le femministe di sinistra si opponevano al divieto “antiburqa” per difendere la “libertà” delle donne musulmane di indossare quello strumento misogino di sottomissione che è il velo integrale, incuranti del fatto che milioni di donne nei 58 Paesi islamici erano obbligate a indossarlo rischiando a volte di essere imprigionate, torturate, picchiate, sfigurate con l’acido o uccise se si fossero opposte. Beh, almeno io, al contrario di queste pseudo-femministe, posso dire di aver fatto qualcosa di concreto per cercare di arginare da noi la diffusione di questa medievale e oscurantista usanza figlia di un’ideologia totalitaria, violenta, razzista e misogina mascherata da religione.

60 multe fino al 2019 e poi…zero

E però va detto che gli scaltri islamisti hanno trovato il modo di aggirare il divieto, dimostrando così anche poco rispetto verso le leggi del Paese che li ospita. In un articolo di Andrea Manna e Giacomo Agosta pubblicato su La Regione dello scorso 7 novembre e dedicato all’imminente entrata in vigore della nuova legge federale, si riferisce che in Ticino, dal 2016 al 2019, erano state distribuite 60 multe per infrazioni al divieto di dissimulare il volto in pubblico, di cui 32 legate all’hooliganismo e 28 per donne con il viso velato.  Ma poi dal 2020 non vi sono più state multe. Strano, vero? Secondo il Dipartimento delle istituzioni – si legge nell’articolo - ciò sarebbe dovuto sia al forte calo del turismo proveniente dai Paesi arabi durante e dopo la pandemia del coronavirus  e sia al fatto che ormai la gente è informata sul divieto esistente.  

Fatta la legge, trovato l’inganno

Ma credo che la spiegazione sia un’altra.  La legge entrata in vigore in Ticino prima della pandemia prevede infatti delle eccezioni per motivi di salute al divieto di dissimulare il viso: eccezione ripresa anche nella nuova legge federale. E la pandemia, con la conseguente diffusione delle mascherine sanitarie che in certi periodi erano addirittura diventate obbligatorie, costringendo tutti a dissimulare il viso, ha offerto su un piatto d’argento alle donne musulmane integraliste la soluzione per aggirare il divieto in modo legale. Non di rado mi è capitato di vedere in Ticino, anche in piena estate e sotto un sole cocente, delle donne musulmane che indossavano una mascherina (preferibilmente nera), occhialoni scuri e un velo islamico che copriva capelli, orecchie e collo, con il risultato finale che il volto di quelle donne era dissimulato al pari di quello di chi indossa un burqa o un niqab. Ecco spiegato perché dopo il 2020 in Ticino non si sono più registrate multe per infrazioni al divieto di dissimulare il volto. Difatti, in questi casi la polizia ha le mani legate, perché in caso di un eventuale ricorso contro una multa affibbiata a una donna con il volto coperto da mascherina, occhiali e velo, il giudice con ogni probabilità lo accoglierebbe in virtù dell’eccezione prevista dalla legge.

Proibire il velo islamico

Forse, per far rispettare lo spirito del divieto inserito nella Costituzione, si dovrebbe pretendere un certificato medico da parte chi indossa una mascherina all’aperto coprendo il resto del volto con un foulard islamico. Ma temo che l’introduzione di un simile provvedimento non sarebbe così semplice. E allora, per non darla vinta a quegli islamisti che fanno i furbi per aggirare le nostre leggi e per islamizzare la nostra società, è giunto il momento di dichiarare guerra allo strumento maggiormente utilizzato dai colonizzatori islamici per marcare il territorio conquistato dall’islam e per fare proselitismo: ossia il velo islamico! Il grado di islamizzazione di un Paese lo si può misurare a colpo d’occhio dal numero di donne velate in circolazione: un numero in evidente crescita in tutta l’Europa. Se non vogliamo ricreare anche da noi quel modello di società oscurantista e illiberale che caratterizza i 57 Paesi islamici, è giunto il momento di vietare il velo islamico (a cominciare dalle scuole e dai posti di lavoro a contatto con il pubblico), anche per evitare che le donne provenienti ad esempio dall’Afghanistan o dall’Iran che fuggono in Europa per mettersi al riparo dai fanatismi religiosi, cadano dalla padella alla brace. Non va inoltre dimenticato che, in base a quanto si legge nel Corano, lo scopo del velo islamico è quello di distinguere le donne pie musulmane dalle altre: esso non ha dunque un significato spirituale, ma costituisce un segno di riconoscimento che serve a proteggerle dalle molestie e dalle aggressioni degli uomini, mettendo però così in pericolo tutte le altre donne che diventano un potenziale bersaglio. E difatti fra centinaia di donne che ogni giorno vengono stuprate in strada in Europa da maschi la cui religione proibisce di avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio con donne musulmane, non si è mai sentito che una di queste vittime fosse velata….Vorranno capire questa semplice verità le nostre femministe che, ingenuamente e autolesionisticamente, fanno del velo un innocuo simbolo di libertà?   La libertà di religione è una bella cosa, ma essa va combattuta per legittima difesa quando viene utilizzata – come fanno subdolamente i fanatici dell’islam - con l’obiettivo di eliminare tutte le libertà.

Giorgio Ghiringhelli

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