“Traditori della volontà popolare”: è con questa definizione che sono stati apostrofati quei deputati e quei partiti che nell’ultima sessione di Gran Consiglio hanno bocciato la legge di applicazione di “Prima i nostri”. Ma la realtà è proprio così come la dipinge l’UDC? Veramente il Parlamento non ha voluto dare seguito al volere popolare?
Partiamo dal principio. Nell’aprile del 2015 il Governo ricevette la perizia giuridica commissionata al professore Giovanni Biaggini, ordinario di diritto amministrativo ed europeo all’Univerità di Zurigo. La perizia non lasciava dubbi: il testo era ricevibile, ma gli obiettivi principali non sarebbero stati raggiunti. L’esperto di diritto chiarì molto bene che l’iniziativa “solleva delle aspettative che non potranno poi essere messe in pratica, se non in misura ridotta”.
Questo poiché il Cantone ha un margine ridotto nell’ambito oggetto dell’iniziativa e deve sottostare al diritto superiore, ovvero alle leggi della Confederazione, competente ad esempio in materia di migrazione.
Tradotto: prima i nostri fu considerata ricevibile e messa al voto popolare solo perché nel settore del pubblico e del parapubblico qualcosa si sarebbe potuto fare, ma nulla di più.Informato dal punto di vista tecnico e contrario da un punto di vista dei contenuti – ritenevo e ritengo che il problema della sostituzione del personale residente sia un problema di speculazione salariale sui frontalieri, adoperata da una parte di datori di lavoro – ho fatto campagna contro questa iniziativa.
Ricordo esattamente un dibattito al Palazzo dei congressi di Lugano durante il quale, prima di entrare nello specifico degli argomenti per i quali ero e sono contrario, dissi ai promotori: “non illudete la popolazione, non create false aspettative, questa iniziativa non è applicabile al mercato del lavoro del privato, si scontra col diritto superiore e va detto”.
La notizia ora, che di fatto non lo è perché chi ha letto la perizia del professor Biaggini è anni che lo sa, è che il Parlamento ha potuto convalidare solo parzialmente l’iniziativa, ossia quelle proposte riguardanti il pubblico e il parapubblico (ma nei fatti misure pressoché inutili, perché in molti settori è già prassi assumere personale residente). Questo perché un parlamento cantonale non può violare né la legge della Confederazione né i campi per cui non è competente né gli accordi internazionali sottoscritti dalla Svizzera e avvallati dalla popolazione, come i Bilaterali che abbiamo accettato con la votazione nel maggio del 2000.
A questo punto, la domanda è: chi ha tradito il popolo? Un parlamento che ha svolto i suoi compiti nell’ambito delle proprie responsabilità e della legalità, oppure l’UDC, che ha mentito sapendo di mentire, che ha venduto fumo, che ha chiesto di fidarsi, di credere al fatto che Prima i nostri sarebbe stata applicata nel settore privato, quando sapevano che non era possibile?
L’UDC ha creato aspettative che poi non è stata in grado di ripagare, ha fatto promesse che nell’ambito delle leggi in vigore non sarebbero potute essere realizzate: è quindi l’UDC ad aver tradito la fiducia della popolazione!
Fabrizio Sirica, vicepresidente PS
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