Dell’idea se ne parla dagli anni ’70 ma fino ad oggi Confederazione e Cantone hanno fatto ben poco per renderla una realtà. Stiamo parlando di una linea ferroviaria ad alta velocità che possa collegare il Ticino al Nord delle Alpi in tempi brevissimi. La nostra proposta non è quella di realizzare nuove infrastrutture dai costi esorbitanti, ma utilizzare quanto già è presente, incanalando l’attuale tratta di Alp Transit tra Lugano e Zurigo per sviluppare dei tubi ad alta efficienza che permettano ai treni di raggiungere velocità vicine ai 400 km/h. Un progetto di tale portata potrebbe trasformare radicalmente la nostra società e i trasporti. Non solo migliorando la nostra mobilità oramai al collasso nelle ore di punta su strade e linee ferroviarie, ma aprendo anche nuovi sbocchi economici, sociali e culturali. Un cambio di paradigma nel modo in cui pensiamo alle connessioni tra i territori e le persone.
Il Ticino tutto potrebbe beneficiarne. Oggi, ad esempio per raggiungere Zurigo da Lugano ci vogliono circa due ore, una tempistica che limita e di molto le interazioni quotidiane, il pendolarismo e gli scambi economici. Con una linea ultraveloce, i professionisti, i turisti, la popolazione e anche gli studenti potrebbero spostarsi in tempi brevi e raggiungere Zurigo da Lugano in circa 20-30 minuti. Un progetto di questa entità permetterebbe inoltre di aumentare le possibilità di networking, ad esempio per le imprese, che potrebbero espandere il proprio mercato accedendo più rapidamente ai centri decisionali e finanziari.
Ma non è tutto, sappiamo bene che il Ticino con le sue bellezze naturali e storiche e con le offerte culturali è una metà turistica di livello mondiale. Purtroppo, la difficoltà dei collegamenti rapidi, limita la possibilità di includere la regione in un itinerario a 360 gradi e di breve percorrenza. Ecco perché un treno ad alta velocità potrebbe attrarre maggiori visitatori con mete più facilmente raggiungibili.
Dal punto di vista ambientale, ricordiamo che la Confederazione è da sempre all’avanguardia nel promuovere soluzioni di trasporto sostenibili. Un treno ad alta velocità, pertanto, garantirebbe un vettore più efficiente dal punto di vista energetico e a basse emissioni di CO2. L’alta velocità su rotaia, inoltre, rappresenterebbe un passo importante verso la riduzione dell’impatto ambientale, e porterebbe a stimolare una maggiore integrazione del sistema di trasporti pubblici, spingendo ancora di più verso la creazione di un’infrastruttura ferroviaria moderna e all’avanguardia.
L’interconnessione rapida tra Ticino e nord delle Alpi permetterebbe di abbattere le barriere geografiche e culturali tra le regioni svizzere. In una Confederazione caratterizzata da un forte pluralismo linguistico e culturale, questa nuova via permetterebbe un’unità ancora più salda, in cui il dialogo sarà facilitato dalla possibilità di spostarsi velocemente.
Se pensiamo alla vicina Italia, i treni Frecciarossa collegano Milano con Roma e Napoli in poco tempo. Certo, parliamo di territori morfologicamente diversi: quelli italiani contraddistinti da linee ferroviarie pressoché rette e i nostri caratterizzati da leggeri tornanti e gallerie che non permettono sempre alte velocità. Ma se incanalassimo la tratta dell’attuale rete ferroviaria di Alptransit in un unico tubo fuori terra, con la realizzazione di pareti a binari permetterebbero una migliore sicurezza anche ad alta velocità ed i costi sarebbero minimi e risolveremmo il problema. Se pensiamo che in Giappone i treni viaggiano nei tunnel dell’alta velocità a circa 600 km/h mentre alle nostre latitudini, nella Galleria di base del Gottardo, circolano a 200 km/h ci resta ancora molto da fare.
Un Paese che investe nelle infrastrutture moderne, capaci di connettere rapidamente i suoi territori, si presenta come uno Stato dinamico, proiettato al futuro. Ecco perché a nostro modo di vedere la politica cantonale e federale deve assolutamente occuparsi di questo tema, non abbiamo più tempo da perdere. Vedere non è credere ma credere è vedere! Noi crediamo che con la buona voglia tutto questo potrebbe essere possibile in pochi anni e non secoli.
Christian Fini, vicepresidente LEA-PLRT e Marzio Mazzoleni, membro fondatore LEA-PLRT