Non è mia intenzione criticare la decisione presa dal governo di riaprire le scuole l’undici di maggio. Tuttavia in qualità di ex docente delle suole medie, vorrei esprimere le mie perplessità al riguardo.
Si suggerisce un’apertura in cui gli allievi siano sufficiente maturi da rispettare autonomamente le norme di sicurezza, come il rispetto della distanza reciproca, sia nel momento in cui si arriva a scuola, sia in classe, sia al momento dell’uscita da scuola, che sui bus. Purtroppo, i teenager hanno una spiccata tendenza a violare qualsiasi regola. Se a questo aggiungiamo che è da più di un mese che non si incontrano, mantenere le distanze reciproche è destinata a diventare l’ultima delle loro preoccupazioni!
Inoltre si propone una nuova modalità di lavoro, dove la presenza in classe di metà dei ragazzi si alterna con un lavoro svolto a distanza. Si chiede quindi ai ragazzi, nel giro di poche settimane, di abituarsi ad una terza modalità di lavoro: se prima di carnevale l’apprendimento avveniva in classe, dopo carnevale per 1 mese e mezzo si è passati ad un apprendimento a distanza, per introdurre oggi un terzo metodo ibrido fra i due precedenti. E tutto questo proprio nelle fasi finali dell’anno scolastico, dove normalmente i ragazzi sentono maggiormente la stanchezza di un anno scolastico carico di tensioni.
Se l’obiettivo con cui si è giunti a alla decisione di riaprire le scuole è quello di completare i programmi scolastici, dubito che queste misure potranno fare la differenza. Ma se dietro alla riapertura sta l’idea di sperimentare una nuova modalità di lavoro, che probabilmente dovrà essere introdotta con il prossimo anno scolastico, forse sarebbe meglio che il governo lo dichiari apertamente.
Francesco RinaldiEx docente di scuola media
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