Piergiuseppe Vescovi
Funzionari pubblici: non causa, ma effetto dell’inefficienza organizzativa
Redazione
un mese fa
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È giunto il momento di affermare con chiarezza che l'elevato numero di funzionari pubblici è una conseguenza diretta dell’inefficienza dell’organizzazione della pubblica amministrazione. Profondamente sbagliato quindi attribuire ai funzionari la causa di tutti i mali che affliggono la macchina statale: il problema sta a monte.

Il nodo centrale risiede nell’incapacità dell’apparato dirigente di mettersi in discussione e rivedere radicalmente il funzionamento di un sistema statale ormai obsoleto e sproporzionato. Le inefficienze che ne derivano si traducono in un costo per la burocrazia esorbitante e quasi insostenibile. Un costo che grava inevitabilmente sulle finanze pubbliche e contribuisce a creare una barriera tra la pubblica amministrazione e privati.

Affrontare la riorganizzazione dell’apparato statale è una sfida ardua, ma non per questo meno necessaria. Significa intraprendere un percorso che prevede il ridisegno complessivo dei servizi pubblici, un processo che deve essere portato avanti con determinazione, obiettività e senza farsi influenzare dalle logiche politiche e dalle gerarchie burocratiche consolidate. E proprio in questo contesto emergono i limiti evidenti della politica, troppo spesso ostaggio dell’egemonia degli alti funzionari. La classe dirigente, spesso carente di esperienza nel settore privato, continua a operare all’interno di un sistema protetto, circondata da numerosi privilegi. Così, il cambiamento viene percepito non come una possibilità di evoluzione, ma come una minaccia al proprio status quo.

Non possiamo più permetterci di aggirare il problema proponendo soluzioni semplicistiche come i tagli lineari. Questi, oltre a essere iniqui, non affrontano le vere problematiche strutturali che caratterizzano la pubblica amministrazione. Sono soluzioni di comodo, orientate a ridurre la spesa senza una riflessione profonda sulle cause e finiscono per peggiorare la situazione

A complicare ulteriormente il quadro vi è il problema della gestione delle sostituzioni. Quando si devono selezionare nuovi dirigenti, spesso si vedono scelte che sollevano perplessità, come recentemente emerso a più livelli. Ciò non fa che alimentare la spirale infernale dell’immobilismo e della mancanza di innovazione. Non solo viene meno la volontà di rinnovarsi dall'interno, ma si perde anche l'opportunità con le sostituzioni di portare o promuovere competenze che potrebbero fare la differenza.

Per una riforma efficace dello Stato è necessario rivedere le funzioni e gli obiettivi di ogni servizio, coinvolgendo il personale per identificare criticità e aree di miglioramento. Serve un’organizzazione più snella ed efficiente, superando le divisioni gerarchiche e dipartimentali tradizionali e introducendo tecnologie innovative. La riforma deve essere pianificata attentamente, coinvolgendo il personale, adottando tecnologie e investendo nella formazione. L’attuazione deve essere graduale, iniziando dalle aree con le maggiori inefficienze, riducendo progressivamente il personale in eccesso senza creare disagi eccessivi per i collaboratori toccati o compromettere i servizi.

Con questo approccio, potremo raggiungere un obiettivo ambizioso: costruire una macchina statale non solo più efficiente, ma anche più moderna e vicina alle esigenze dei cittadini, alleggerendo le finanze pubbliche nel lungo periodo. Un simile percorso richiede determinazione, visione e coraggio, ma solo così sarà possibile fare un passo concreto verso un’amministrazione pubblica finalmente all’altezza delle sfide del presente e del futuro.

Piergiuseppe Vescovi, economista

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