In Ticino attualmente abbiamo un grande patrimonio di costruzioni in disuso, disabitate, abbandonate e che necessitano urgentemente di essere ristrutturate. Per questo motivo si legge spesso sui giornali di appartamenti sfitti e mancati introiti per i proprietari, che, a loro volta, rinunciano ad investire nell'ammodernamento delle proprietà.
Eppure, nonostante questo fenomeno preoccupante, si continua a costruire edifici nuovi, familiari e non, di qualità notevolmente inferiore a quelli del passato (per problematiche di costi, leggi/norme, design), poco eco-sostenibili (nonostante gli accorgimenti di etichette come MinergieSwiss) e poco lungimiranti nel comprendere fisicamente le novità che sono pronte a giungere nella vita di tutti (domotica, automazioni varie, sistemi di ricavo e accumulazione di energie rinnovabili).
Per quanto mi riguarda, trovo sia giunta l’ora anche per il Ticino di cominciare a pensare di prendere spunto da ciò che accade nel mondo e avvicinarsi concretamente alla condivisione nell'abitare, il cosiddetto Co-Housing. È un passo che dobbiamo compiere a favore delle risorse disponibili e delle interazioni umane.
È davvero assurdo l’individualismo che ancora persiste in questo campo. Per fare un esempio, basti pensare che ogni casa ha un suo proprio router (apparecchio utilizzato da computer/TV/telefono/Tablet e altri dispositivi per collegarsi alla rete), nonostante la connessione internet possa ampiamente coprire più piani contemporaneamente. In pratica, ognuno di noi spende cifre importanti per il proprio abbonamento quando basterebbe mettersi d'accordo fra vicini per abbassare notevolmente i costi.
Da tempo conduco personalmente studi e progetti che dimostrano la validità di questo stile di vita, la cui efficienza ed efficacia trova ottimo riscontro soprattutto nel riuso e recupero di edifici da restaurare. Nascono soluzioni che sono apprezzate ormai in tantissime città e paesi, compresa la Svizzera.
Il Co-Housing è un successo e prevede sostanzialmente la condivisione di servizi legati all’abitazione, messi in condivisione tra i condomini. Fisicamente si prevede che l’area privata di ogni singolo appartamento venga diminuita di un 25% circa, a favore di una serie di spazi comunitari e di servizio messi a disposizione di tutti gli abitanti del condominio in maniera condivisa.
Ad esempio pensiamo ad un'abitazione al cui interno si ricavano appartamenti e stanze indipendenti. Il fulcro dell'abitazione sarà l’ampia sala comune che funge da zona giorno cucina/soggiorno, connessa con tutte le altre aree. In questa sala sarà possibile mangiare insieme o svolgere qualsiasi altra attività in comunione con i coinquilini.
Oltre a permettere di risparmiare risorse e finanze su alcuni servizi, il fatto che si condividano questi spazi diminuisce notevolmente l’isolamento delle persone: soprattutto quelle anziane.Si genera un maggior senso di unità e fraternità tra le persone. Genitori che per svariati motivi sono fuori casa sarebbero più tranquilli; così come i ragazzi/bambini più motivati e portati a socializzare in gruppo e non Online.
I principali servizi come la lavanderia, le dispense, le cantine o una sala attrezzata per il movimento (palestra) sono utilizzati in comune, così come il grande giardino e l’orto.
Condividere per vivere meglio. Bellinzona ha, secondo me, la possibilità e il dovere di promuovere la trasformazione di molti stabili in questo tipo di abitazioni; sia per abbassare i costi della vita alla popolazione che per preservare il patrimonio architettonico della città.
Jasmine Ben AliCandidata al Municipio e al Consiglio comunale di Bellinzona per la Lega dei Ticinesi
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