Tiziano Galeazzi
Nuovo disegno mondiale, la Russia nel mirino commerciale?
©Chiara Zocchetti
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Redazione
2 giorni fa
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L’entrata in vigore dei dazi, poi sospesi per i prossimi tre mesi, chiuderà il cerchio della globalizzazione così come lo conoscevamo? Probabilmente si.

Sono e saranno una doccia fredda che però ci si doveva aspettare da tempo, da una presidenza americana all’altra. Gli Stati Uniti manifestano da oltre dieci anni le loro intenzioni di riposizionarsi con la propria bilancia commerciale verso molti paesi e quindi farli passare alla cassa sui loro prodotti esportati negli USA.

Per la Svizzera, i dazi decisi da Donald Trump, ben il 31% contro il 20% per l’Unione Europea, sono una mazzata non da poco, specie nella nostra micro industria. Vi sono aziende che esportano gran parte del loro prodotto proprio negli Stati Uniti.

Se il quadro economico di Trump con questi dazi oramai appare chiaro, quello politico per ora non lo è e c’è solo da poterlo immaginare, fintanto che non verrà svelato in modo chiaro. Ci si potrebbe azzardare nel pensare che dietro a questa manovra vi sia un riposizionamento degli equilibri geopolitici, verso una polarizzazione se non su tre assi, almeno a due macro aree. (l’Occidente guidato dagli USA e l’Oriente guidato dalla Cina). Sembra una mossa molto azzardata e pericolosa, specie per chi ne resterà fuori direttamente, come il Sud America, l’Africa e in parte l’Oceania. La partita per l’Europa è differente perché sta nel mezzo dei due “poli” principali e non sa in questo momento da che parte porsi, evidenziando ancor di più, l’incapacità di reagire rapidamente a mutamenti storici che avvengono in pochi giorni o settimane, quando in passato ci volevano decenni. È cambiato profondamente anche il modo di prendere decisioni strategiche e politiche d’impatto mondiale, ora via messaggi “social” e non più tessendo relazioni, alleanze, incontri e viaggi preliminari prima, firme di trattati tra capi di stato e di governo, poi.

Il mondo sembra cambiato in poche settimane, ma questo ha anche svegliato governi e stati dalla loro “confort-zone” (zona confortevole) dove per decenni hanno sonnecchiato e vissuto di rendita del passato.

Un primo risveglio brusco, specie per il nostro Continente, ovviamente è stato l’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, una situazione che nessuno avrebbe mai potuto immaginare in Europa. Oggi è il turno dell’economia mondiale dove con la globalizzazione tutti o quasi avevano e hanno raggiunto i propri interessi senza grandi scossoni, pensando che durasse per l’eternità. Non è così.

Che fare ora? Ebbene, oggi, tutta la politica e l’economia terrestre si stanno ponendo lo stesso quesito.

Chi cerca nuovi mercati laddove non avrebbe guardato prima, chi cerca alleanze mai immaginate, vedi Giappone-Cina e Corea del Sud. Chi vorrebbe andare dagli “alieni” perché la Terra oramai non ha più nuovi e inesplorati mercati.

Poi c’è chi lo pensa e non lo dice pubblicamente, che un mercato che andrebbe riposizionato è quello russo. Un potenziale di ca. 144 milioni di consumatori. Ma la Russia, essendo in guerra con l’Ucraina, è sottoposta a sanzioni che nessuno oggi vorrebbe allentare.

Forse Trump si sta proprio impegnando per far cessare la guerra, cosi da non lasciare il mercato russo appannaggio della Cina e dell’Unione europea. Per evitarlo però, gli serve velocemente la fine del conflitto e togliere progressivamente le sanzioni americane.

Se ciò avvenisse, l’UE, che ad oggi non ha mai cercato la pace tra i due paesi belligeranti, resterebbe ancora una volta ai margini. Di riflesso, lo sarebbe anche la Svizzera, che ha aderito al congelamento dei fondi russi e alla scelta di applicare sanzioni. In questo nuovo ordine mondiale commerciale dovrebbero essere loro in prima linea, ma non ci arrivano e forse non vogliono.

La guerra non è mai un bene, porta solo disgrazie, morte e dolore tra le popolazioni, ma come purtroppo sappiamo, qualcuno ha avuto in passato e avrà sempre in futuro, dei vantaggi economici e geopolitici nell’assetto strategico contrattuale. Da qualche parte qualcuno avrà anche questo obiettivo in agenda, specie negli USA e quindi vedremo se l’Europa, in difficoltà economica, coglierà l’occasione di darsi una mossa e cambiar paradigma. Ma con la lentezza dell’UE ci vorranno anni, mentre il Presidente Trump potrebbe, in poco tempo e qualche “Tweet” sui social, raggiungere i suoi obiettivi, bruciando tutti sul tempo ancora una volta.

Tiziano Galeazzi
Deputato UDC in Gran Consiglio

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