
Capire un fenomeno per poter prevenire abusi e penuria di alloggi per i residenti
Negli ultimi anni il fenomeno Airbnb ha preso piede anche a Lugano, contribuendo a trasformare un mercato immobiliare locale già in grande fermento. Non bastavano le liquidazioni in blocco di stabili a reddito dagli inventari delle casse pensioni che immettono sul mercato volumi importanti a prezzi bassissimi, né l’arrivo in città di grossi gruppi finanziari internazionali ingolositi dalla possibilità di fare soldi facili. Sì perché oggi giorno i prezzi immobiliari in città sono fuori mercato per gli investitori locali o della Goldküste che hanno lasciato spazio a chi i soldi veri li ha e ha la capacità e il cinismo di farli fruttare infischiandosene completamente delle conseguenze socio-economiche sul territorio.
In un solo anno, stando a un’inchiesta RSI, il numero di appartamenti affittati per periodi brevi è cresciuto del 24%, raggiungendo le 1.102 unità, pari al 2,7% del totale degli alloggi cittadini. Una percentuale superiore a quella registrata a Zurigo (1,4%), Lucerna (2%) e Ginevra (1,8%). Se inizialmente Airbnb era una soluzione per i piccoli proprietari che affittavano stanze o seconde case per arrotondare, oggi il mercato è dominato da grandi investitori che trasformano interi immobili in strutture per affitti brevi, riducendo la disponibilità di alloggi primari per i residenti.
Il risultato? Una crescente difficoltà per i luganesi a trovare un alloggio stabile a prezzi accessibili e un centro città desertificato. Molte famiglie si sono già trasferite nella cintura o in città vicine come Bellinzona, dove gli affitti risultano più abbordabili.
Il Canton Ticino ha introdotto alcune regole per limitare gli affitti brevi. Chi affitta per più di 90 giorni l’anno deve rispettare la Legge sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione (LEAR), che impone obblighi simili a quelli delle strutture alberghiere. Tuttavia, il controllo sull’applicazione di questa norma sembra carente.
A livello federale, la Legge sulle abitazioni secondarie (LASec) stabilisce che nei comuni dove le residenze secondarie superano il 20%, la costruzione di nuove abitazioni è limitata. Tuttavia, una scappatoia legislativa permette di affittare liberamente gli immobili costruiti prima del 2012, favorendo speculazioni immobiliari.
A questo si aggiunge la Legge di applicazione della legge federale sull’acquisto di fondi da parte di stranieri (LALAFE), che dovrebbe permettere ai comuni di controllare e, se necessario, impugnare operazioni immobiliari sospette. Ma quanto viene effettivamente applicata? Un’inchiesta giornalistica ha rivelato casi preoccupanti a Viganello e nel centro di
Lugano, dove decine di appartamenti sono stati acquistati da investitori stranieri e riconvertiti in Airbnb, spesso con lo sfratto brutale dei residenti.
Non tutte le città hanno lasciato che gli affitti brevi stravolgessero il mercato immobiliare locale. Un esempio virtuoso è Interlaken, che ha adottato regolamenti stringenti per monitorare e disciplinare le locazioni turistiche. Dopo aver visto raddoppiare il numero di abitazioni secondarie tra il 2014 e il 2018, il comune ha approvato, con il 92% di voti favorevoli, misure che hanno ridotto il fenomeno, riportando la percentuale di residenze secondarie al 13,8%.
Tra le misure adottate, Interlaken ha introdotto l'obbligo di registrazione degli appartamenti affittati a breve termine, permettendo così un controllo più efficace sulla loro diffusione. Inoltre, ha vietato nuovi Airbnb in alcune zone residenziali, proteggendo i quartieri destinati ai residenti e contrastando lo spopolamento del centro.
A Lugano il numero di residenze primarie trasformate in Airbnb continua a crescere, ma manca una fotografia chiara della situazione. Non è facile sapere quanti proprietari affittino per oltre 90 giorni all’anno e se questi affitti siano regolarmente tassati. La questione del monitoraggio rimane aperta, così come il dibattito su come garantire un equilibrio tra turismo e diritto alla casa per i residenti. Per questo un’interrogazione della Sinistra con supporto di altri partiti ha posto delle domande al Municipio per fotografare la situazione e le misure attualmente in atto.
Per arginare il problema, sarebbe necessario aggiornare le Norme di Attuazione del Piano Regolatore (NAPR) per limitare la conversione delle abitazioni primarie in residenze turistiche. Inoltre, un rafforzamento dei controlli fiscali e una regolamentazione più stringente sull’uso di Airbnb potrebbero tutelare meglio i residenti e garantire un mercato più equo.
L’esperienza di Interlaken dimostra che regolamentare gli affitti brevi è possibile e può portare benefici concreti alla popolazione. La domanda è: Lugano seguirà questo esempio o continuerà a subire le conseguenze di un mercato sempre più deformato dagli affitti turistici? Al momento il lassismo delle istituzioni sembra prevalere.
Non è utile demonizzare gli affitti brevi in quanto tali. In qualche modo rappresentano il segno dei tempi e un cambiamento delle abitudini delle persone con cui bisogna fare i conti. Si tratta però di mettere dei paletti chiari per tutelare i residenti e togliere Lugano dal menu di chi la vorrebbe terra di facile conquista.
Carlo Zoppi,
Consigliere comunale Lugano
LA SINISTRA