Lorenzo Onderka
Settore edile: cronaca di una tempesta perfetta annunciata
Redazione
3 giorni fa
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Il 24 marzo, "La Regione" ha pubblicato un articolo dal titolo evocativo: "Sull’edilizia ticinese si sta abbattendo la tempesta perfetta". E, purtroppo, non è un'esagerazione, e non è inaspettato. Il settore edilizio, colonna portante dell'economia locale, si trova a fronteggiare una crisi importante, dovuta ad un vortice di fattori che minacciano di trasformare il Ticino in un territorio svuotato di energie e prospettive. Questa non è solo una fase di difficoltà congiunturale. È il risultato di un intreccio complesso di elementi che si alimentano a vicenda: il calo delle domande di costruzione, la riduzione degli appalti pubblici, ma anche tendenze demografiche ed economiche più profonde. La denatalità, l'esodo dei giovani in cerca di un futuro migliore, la fuga dei pensionati verso regioni più accessibili: tutto ciò sta creando un circolo vizioso che rischia di lasciare cicatrici profonde e durature sul territorio. La denatalità non è solo una statistica fredda: è il simbolo di un futuro che si restringe. Senza nuove generazioni, la domanda di abitazioni si assottiglia, il mercato immobiliare perde slancio, i cantieri si fermano. Questo cortice non tocca solo il settore edilizio, ma si rispecchia anche su altri settori economici. I giovani, cuore pulsante di ogni economia dinamica, abbandonano il Ticino, attratti da salari più competitivi e opportunità professionali migliori. La loro partenza non impoverisce solo il settore edile, ma l’intero tessuto economico e sociale, ed il cantone perde vitalità.  E poi ci sono i pensionati, che dopo una vita di lavoro scelgono di trasferirsi altrove, dove il costo della vita è più basso. Anche questo fenomeno priva il Ticino di una parte della sua stabilità economica e di una componente fondamentale della sua comunità.  Queste dinamiche incidono direttamente sugli investimenti pubblici, linfa vitale per il settore edilizio. Se il numero di famiglie cala, si riduce la necessità di nuove scuole e infrastrutture. I comuni, come quelli di Muzzano e Tresa, stanno già sperimentando questo effetto. Il risultato? Meno appalti pubblici, meno cantieri, meno lavoro. Se non si interviene, il rischio è chiaro: un Ticino sempre meno attrattivo, un'economia che si contrae, un territorio che si svuota, una qualità della vita che si deteriora. Ma una via d’uscita esiste. Serve una strategia condivisa tra politica ed economia, che punti a rendere il Ticino un luogo in cui valga la pena restare. Come? Con incentivi alle imprese che assumono e formano personale residente qualificato, con politiche di welfare che rendano più conveniente per i pensionati restare, con un piano di investimenti pubblici mirato non solo alle grandi opere, ma anche alla manutenzione e valorizzazione delle infrastrutture esistenti. Il tempo stringe. Senza un’azione concreta, il rischio è che questa tempesta perfetta non sia solo un momento difficile, ma l’inizio di un declino irreversibile. La domanda che dobbiamo quindi porci è la seguente: cosa fanno Politica ed Economia per invertire la rotta?  

Lorenzo Onderka - già candidato per Avanti con Ticino&Lavoro

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