Lorenzo Quadri
Sì ad EFAS, ma il Cantone dovrà fare i compiti
Redazione
14 giorni fa
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Uno dei quattro temi in votazione il prossimo 24 novembre è il “finanziamento uniforme delle prestazioni sanitarie” (EFAS). Si tratta una questione alquanto complessa: ed infatti il pacchetto sottoposto a votazione è il risultato di 14 anni di consultazioni e di “avanti e indietro” tra le Camere federali.

L’obiettivo di EFAS è sostanzialmente quello di promuovere i trattamenti ambulatoriali, che costano meno di quelli stazionari (ovvio: questi ultimi implicano anche i pernottamenti…) eliminando gli incentivi finanziari  “sbagliati” che spingono verso lo stazionario. Per trattamenti ambulatoriali si intende anche il “day hospital”.

Il disegno è quindi quello di ridurre i ricoveri ospedalieri e di ritardare l’ingresso nelle case per anziani. C’è chi parla, a tale proposito, di “svolta ambulatoriale”.

Da notare che meno pernottamenti in ospedale significa anche meno lavoro notturno per il personale infermieristico. Quindi maggiore attrattività della professione.

Oggi il costo del settore ambulatoriale è coperto interamente con i premi di cassa malati; ospedali e cliniche private sono finanziati per il 45% dalle Casse malati e per il 55% dai Cantoni, mentre il settore delle cure (case anziani e cure a domicilio) per il 54% circa dalle casse malati e per il restante 46% dai Cantoni.

Ben si capisce come gli assicuratori malattia non siano particolarmente stimolati ad indirizzare i pazienti verso l’ambulatoriale, visto che lo pagano per intero. Ma un riorientamento dallo stazionario all’ambulatoriale è auspicabile per contenere i costi generali della sanità. In una certa misura questo spostamento è già in atto. Tuttavia, con l’attuale modello di finanziamento, ha un effetto collaterale mica da ridere: i premi di cassa malati schizzano verso l’alto, visto che – come detto - le assicurazioni malattia coprono la totalità dei costi del settore.

EFAS prevede per contro un finanziamento uniforme indipendentemente dal trattamento. Di conseguenza, verranno eliminati gli incentivi negativi che spingono verso lo stazionario. I margini d’intervento ci sono: in Svizzera la quota di trattamenti ambulatoriali è inferiore alla media europea.

In concreto, con EFAS per tutti e tre i settori (ambulatoriale, stazionario, cure) varrebbe la medesima ripartizione dei costi: 26.9% a carico dei Cantoni e 73.1% delle casse malati. Le percentuali rispecchiano la media dei costi assunti tra il 2016 ed il 2019.

Visto che il finanziamento non varia più a seconda del tipo di trattamento, aumenta anche lo stimolo ad operare un coordinamento che permetta di evitare doppioni e cure inutili. In ciò è insito un importante potenziale di risparmio.

Va da sé che i costi non spariscono per magia. Se, per calmierare la spesa sanitaria globale, l’intenzione è quella di compiere la citata “svolta ambulatoriale”, e se l’ambulatoriale con EFAS sarà finanziato anche dai Cantoni e non più solo dalle casse malati, l’ovvio risultato sarà un trasferimento di costi dalle casse malati ai Cantoni. Vale a dire: meno spesa sanitaria finanziata tramite premi – il che dovrebbe, se non ridurli (è un po’ che abbiamo smesso di credere a Gesù bambino), almeno fermarne l’esplosione – e più spesa sanitaria coperta tramite imposte (riscosse in base al reddito). In virtù di questa socializzazione della fattura, la sinistra dovrebbe essere favorevole ad EFAS. Invece è l’unica che lo combatte, con argomenti inconsistenti.

Nasce quindi il sospetto che il piano sia quello di sabotare ogni riforma del sistema attuale, affinché si schianti contro il muro, per poi imporre il modello dei premi in base al reddito che sarebbe però una sciagura per il ceto medio, il quale si troverebbe a pagare tra il 50% e l’80% in più di adesso.

Visto che con EFAS i Cantoni saranno coinvolti nel finanziamento delle cure ambulatoriali, avranno anche più voce in capitolo. In Ticino, almeno in alcuni settori, c’è una sovraofferta sanitaria che genera un sovraconsumo e quindi un’esplosione di spesa. Esempio concreto, le prestazioni di fisioterapia. Nel nostro Cantone a questa voce si spenderebbe il 60% in più della media nazionale. Infatti, “grazie” alla libera circolazione delle persone, continuano ad arrivare sempre nuovi professionisti italiani, e tutti fatturano. Oggi Bellinzona non può decretare una moratoria sui fisioterapisti. Con EFAS il Cantone avrà la possibilità di intervenire in questo come in altri ambiti: non potrà non servirsene. Altrimenti andrà a finire che i premi continueranno a schizzare verso l’alto, ed in più crescerà pure la spesa a carico dell’ente pubblico.

Lorenzo Quadri, Consigliere nazionale, Lega dei Ticinesi

 

 

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