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Usman Baig - Reagire contro il cyber razzismo
Usman Baig - Reagire contro il cyber razzismo
Usman Baig - Reagire contro il cyber razzismo
Redazione
9 anni fa

La Svizzera è un buon esempio di convivenza. La nostra è una società aperta che offre ospitalità a persone diverse per lingua, religione, colore della pelle e cultura. Merito soprattutto della popolazione, certo. Ma anche le nostre istituzioni e organizzazioni forniscono un contributo indispensabile alla pace sociale e culturale. La coesione sociale non è scontata, ma va conquistata giorno per giorno. Soprattutto in un’epoca come questa, in cui in tutta Europa si fa sempre più prepotente il bisogno di salvaguardare la propria identità e non pochi pensano che erigere barriere sia la soluzione migliore.

La risposta al razzismo, alla xenofobia, all’ostilità antimussulmana e all’antisemitismo non può essere che una: tenere bene aperti gli occhi. Non bisogna cedere nella tentazione di considerare l’intolleranza un fenomeno di ordinaria amministrazione. Dobbiamo stare sempre all’erta. Su due fronti: reagendo subito e con la necessaria coerenza agli episodi di razzismo e sostenendo chi promuove quotidianamente l’integrazione. (Rapporto sul razzismo in Svizzera DFI, 2014)

La rapida diffusione delle tecnologie ha trasformato le aree che una volta erano considerate spazi privati in pubblici. Il maggiore uso di internet e lo sviluppo di siti di social networking (e le mappe), per esempio, fanno sì che i commenti classificati come 'razzista', in genere tra una persona e l'altra, possono essere inviati a migliaia di persone in pochi secondi. Questo ha conseguenze più gravi per le vittime del comportamento razzista.

Nel suo rapporto - il Dipartimento federale dell’interno DFI, - rileva un netto aumento di casi di razzismo in Internet (in special modo sui social media come Facebook, Twitter, Youtube, ecc.) e gli autori sono sempre più spesso minorenni (giovani utenti dei social media).

In questo contesto non va dimenticato l’intervento (agosto 2015) della presentatrice Anja Reschke, durante il notiziario serale Norddeutscher Rundfunk : “Sembra che non sia più imbarazzante. Anzi, quando pronunci frasi come gli sporchi vermi dovrebbero annegare in mare, raccogli grandi consensi e molti mi piace sui social media", aggiungendo che "prima se dicevi cose del genere eri un razzista che nessuno conosceva, ora invece diventi famoso e questo ti fa piacere”.

Le osservazioni di Reschke valgono anche per la Svizzera, anche nel nostro Cantone i commenti del genere non mancano. Non solo i cittadini, ma anche una certa classe politica, sfrutta i canali social (facebook, blog, siti online e testate domenicali online) per diffondere l’odio contro i migranti, i richiedenti asilo e i lavoratori frontalieri.

In un recente discorso Umberto Eco ha riassunto così il fenomeno “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. “È l’invasione degli imbecilli”.

Oggi, diversi paesi europei sono toccati da preoccupanti spinte razziste, di carattere xenofobo, nei confronti soprattutto dei migranti stranieri provenienti dalle aree più povere del pianeta. Di fronte alle molteplici e crescenti miserie, iniquità economiche, guerre e corruzione, che lacerano i tanti paesi del sud del mondo, migrare rappresenta per milioni di uomini, donne e bambini l’unica strada per cercare di costruirsi un futuro di speranza, pace e dignità.

Chiedo ai cari cittadini di reagire: "Se non pensi che tutti i rifugiati siano sanguisughe e che debbano essere cacciati via, bruciati o soffocati nelle camere a gas, allora dovresti farlo sapere a tutti, opporti, parlare a voce alta, mettere i razzisti alla gogna" (Anja Reschke).

Usman Baig, Economista SUPSI, Massagno

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