Carmine Giuseppe Nicoletta
Zone 30 km/h a Lugano, libertà, sicurezza e il valore del dibattito pubblico
Redazione
21 giorni fa
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Negli ultimi giorni, il dibattito sulle zone 30 km/h a Lugano è presente in tutte le piazze. La questione della riduzione della velocità nelle aree urbane non è soltanto una scelta tecnica o amministrativa, ma riguarda la sicurezza, la vivibilità della città e il modo in cui intendiamo condividere gli spazi pubblici. Tuttavia, il modo in cui la discussione viene condotta da alcuni attori lascia spazio a perplessità.

Un episodio emblematico

Recentemente, durante una passeggiata nel centro di Lugano, mi sono imbattuto in un volontario del comitato referendario "FERMI TUTTI!", impegnato nella raccolta firme contro la generalizzazione delle zone 30 km/h. Il mio casco da moto ha attirato la sua attenzione e, con un sorriso complice, mi ha chiesto di firmare, insinuando che chi guida una moto non possa che essere contrario alle limitazioni di velocità. Alla mia risposta negativa, ha reagito con una battuta sarcastica: "Non mi dire che tu rispetti i limiti!". Il sottinteso era chiaro: secondo lui, il fatto di essere motociclisti significa, prima o poi, infrangere le regole.

Al di là del tono della conversazione, che personalmente ho trovato inappropriato, questo episodio solleva una questione più ampia: qual è il livello del dibattito pubblico su questo tema? Può un confronto tanto importante per la città ridursi a battute e stereotipi, oppure utilizzando un argomento infondato come la libertà delle persone?

Il cuore della questione, sicurezza e vivibilità

Al di là delle dinamiche comunicative, il punto centrale rimane la sicurezza stradale e la qualità della vita urbana. Chi si oppone alla diffusione delle zone 30 km/h sostiene che questa misura penalizzi la mobilità privata, allunghi i tempi di percorrenza e danneggi il commercio locale. Ma queste paure sono realmente fondate?

Esperienze in molte altre città hanno dimostrato il contrario: ridurre la velocità nei centri urbani ha portato a una significativa riduzione degli incidenti stradali, senza impatti negativi rilevanti sul traffico. Inoltre, una città più sicura e accessibile incentiva le persone a muoversi a piedi o in bicicletta, aumentando la frequentazione delle attività commerciali locali. Questo modello ha già mostrato benefici tangibili in città come Zurigo, Ginevra e molte altre.

L'argomento delle "multe per fare cassetta" è altrettanto discutibile. Chi rispetta i limiti non ha nulla da temere. L'obiettivo delle zone 30 km/h non è sanzionare, ma prevenire incidenti, migliorare la qualità della vita urbana e non limitarsi a difendere un concetto astratto di libertà individuale degli automobilisti.

Libertà di movimento o anarchia stradale?

Un altro aspetto ricorrente nel dibattito è l'idea che limitare la velocità rappresenti una restrizione della libertà individuale. Ma è davvero così? La libertà di movimento non può prescindere dalla sicurezza collettiva. Una città in cui le persone possono attraversare la strada senza paura, dove i ciclisti non rischiano la vita ad ogni incrocio e dove i bambini possono giocare nei quartieri senza pericolo è una città più libera, e non meno.

Rispettare le regole di convivenza non significa subire un’imposizione ingiusta, ma accettare un principio basilare della vita in comunità: la libertà di ciascuno termina dove inizia quella degli altri. Rendere le strade più sicure significa garantire a tutti, automobilisti compresi, un ambiente urbano più sereno e funzionale.

Un invito al confronto costruttivo

L'episodio che ho vissuto con il "cacciatore di firme" è solo un piccolo esempio di come il dibattito pubblico possa scivolare in dinamiche poco costruttive. Invece di ridurre la questione a una battaglia ideologica, sarebbe più utile un confronto basato su dati concreti, esperienze nazionali e internazionali e una visione chiara della Lugano che vogliamo per il futuro.

Il referendum sulle zone 30 km/h non è solo una scelta amministrativa, ma un'opportunità per riflettere sul nostro modo di vivere la città. Chiunque abbia a cuore la sicurezza, la sostenibilità e la qualità della vita dovrebbe porsi una domanda semplice: vogliamo una città pensata per le auto o per le persone?

Il dibattito è aperto e merita di essere affrontato con una visione orientata al benessere collettivo, ponendo al centro l'idea di una città più vivibile, sicura e sana. Ridurre la velocità significa rendere le strade più accoglienti per tutti, ridurre l'inquinamento e migliorare la qualità della vita. Una Lugano con meno traffico frenetico e più spazi sicuri per pedoni e ciclisti è un obiettivo concreto che può migliorare il quotidiano di tutti i cittadini.

Carmine Giuseppe Nicoletta

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