Gli allenatori delle giovani delle nazionali svizzere si sono riuniti in Ticino per aggiornarsi sulle linee guida de seguire per il prossimo anno. A Ticinonews Sport, il coordinatore delle nazionali giovanili svizzere Francesco Gabriele ha esposto le idee per il futuro. Il focus, quest'anno, sarà soprattutto sull'aspetto difensivo che in un calcio moderno sempre più aggressivo necessita una particolare attenzione.
Cosa avete fatto in questi giorni trascorsi in Ticino?
"Siamo stati in Ticino per alimentare il gruppo di lavoro, ovvero gli allenatori nazionali di ogni Under. Per far squadra con la propria squadra, gli allenatori devono assimilare questo concetto. Quest’anno abbiamo trattato il tema della fase difensiva. Ci siamo concentrati sul lavoro che fa l’Atalanta con la marcatura in avanti coraggiosa uomo-contro-uomo. Abbiamo anche invitato un membro dello staff tecnico di Juric ai tempi del Torino e ci ha fatto capire i principi che loro hanno. Per la prima volta, quest’anno, abbiamo avuto anche a diposizione una squadra, ovvero il Lugano U21 per passare dalla teoria alla pratica".
Perché il focus sulla difesa a uomo?
"Noi storicamente nasciamo dalla marcatura a zona con Hodgson. L’Atalanta, come altre squadra, stanno adottando negli ultimi anni il metodo della marcatura a uomo. Uno stile difensivo non nuovo, ma adattato al calcio moderno. Queste analisi ci serviranno per arricchire il nostro bagaglio per poi capire meglio il calcio internazionale, quello che affrontiamo con le nostre nazionali".
È applicabile al calcio svizzero?
"Se c’è un cambio di mentalità e la volontà di voler accettare questo modo coraggioso di difendere, sì. Cito Gasperini ‘io nell’1 contro 1 in difesa non vedo problemi’, è un concetto che si può adottare. Ci vuole un’autostima nell’affrontare l’1c1 e una mentalità aggressiva. CI vuole lavoro e pazienza".
Quanto riuscite ad influenzare il lavoro fatto nel club?
"Abbiamo la fortuna di essere un paese abbastanza piccolo, quindi le vie di comunicazione sono più immediate. Il partenariato tra federazione e club deve essere forte. I giocatori appartengono ai club e sono loro che si occupano della formazione, noi poi diamo degli input e li sosteniamo. Siamo uno dei pochi paesi con delle sovvenzioni legate ai label di queste accademie".
I concetti non sono strettamente legati al modulo, è così?
"Anche le squadre di livello mondiale come City, Barcellona e Atletico Madrid, non sono fissate sul modulo, ma si conosce la loro identità. Per noi essere attivi, flessibili, dominanti e la forte mentalità, non sono concetti legati al modulo. Questi sono i 4 aspetti su cui vogliamo lavorare. Oggi un giocatore non deve saper svolgere un ruolo, ma adattarsi alle posizioni diverse in cui si trova in campo".
In cosa, ad oggi, le nostre nazionali sono brave e in cosa bisogna migliorare?
"La storia ci insegna ora che la nostra Nazionale A può competere ad alti livelli. Abbiamo le competenze per volerci migliorare. Penso che ormai abbiamo capito che abbiamo qualità all’interno delle nostre formazioni, ma allo stesso tempo l’accontentarsi rischia di non essere più un punto a favore. Possiamo anche migliorare a livello individuale. Se il singolo migliora, migliora anche la squadra".