Calcio
Ezequiel Schelotto: "Maglia del Paradiso come quella di Inter, Atalanta e Italia"
Redazione
5 giorni fa
Ospite a Fuorigioco Ezequiel Schelotto, attuale giocatore del Paradiso, ma con trascorsi illustri con Atalanta, Inter, Sporting e Brighton. Il calciatore racconta la sua carriera non tralasciando aspetti di vita personale.

Nato il 23 maggio 1989 a Buenos Aires, Ezequiel Schelotto è un calciatore italo-argentino che ha solcato i terreni da gioco di diversi club europei. Dopo Bergamo, Milano, Lisbona, Brighton e il ritorno in Argentina, 'El Galgo' ha deciso di trasferirsi nel Paradiso all'inizio di quest'anno. A Fuorigioco, l'oriundo si è raccontato a 360° ripercorrendo tutta la sua carriera concludendo con l'avventura ticinese che tutt'ora lo fa crescere come persona.

La difficile carriera calcistica

Spesso e volentieri ci si immagina un calciatore come un privilegiato, ma Schelotto ha sottolineato gli aspetti di questo lavoro non del tutto idilliaci. Nella sua vita la famiglia ha avuto un ruolo decisivo: "Mamma e papà mi hanno sempre insegnato di avere i piedi per terra ed essere umile. Anno dopo anno però bisogna tirare fuori altri aspetti della vita e devi capire cosa si vuole per sé stessi. Tutti vedono la fine del libro e mai l’inizio. Io, da piccolo, ho dovuto rinunciare a compleanni o a rimanere sveglio fino a tardi. Nelle giovanili del Banfield, nella classe 1989, tra 25 giocatori sono arrivato solo io a questo livello. La carriera nel calcio è breve, il divertimento passa in secondo piano", sottolinea l'ala del Paradiso.

Dal sogno Banfield alla Nazionale italiana

Nel 2008 approda al Cesena e attira le attenzioni dell'Atalanta. A Bergamo il calciatore si afferma e conquista la maglia della Nazionale italiana: "Il mio sogno era di giocare nel Banfield, ma per un cavillo burocratico non ho potuto. L’Atalanta è la prima che mi ha dato la possibilità di giocare in Italia. Mi ha girato in prestito al Cesena e in due anni ho fatto due promozioni. La mia vita è cambiata velocemente: ho cambiato cultura a 17/18 anni e nell’arco di 4 anni mi ritrovo a giocare con la Nazionale italiana" ricorda Schelotto.

Quel trasferimento dall'Atalanta all'Inter

Nel 2013, poi, il 'Levriero' cambia casacca. Dai nerazzurri di Bergamo a quelli di Milano. Un trasferimento non digerito dai tifosi atalantini. Ezequiel Schelotto, però, ringrazierà per sempre la società bergamasca: "Se devo parlare di calcio sono felicissimo, non mi pento di niente di quello che ho fatto. Chi non mi ha conosciuto vedeva solo un ragazzo presuntuoso e arrogante; nel mondo del calcio c’è molta negatività, ma mi sono affidato alla mia famiglia. Si dicevano tante cose sbagliate su di me, ma era difficile rifiutare una grande squadra come l’Inter. Io ringrazierò tantissimo l’Atalanta, mi piacerebbe tornare a Bergamo. Senza di loro non potevo conquistare la maglia della Nazionale e quella dell’Inter", afferma 'El Galgo'.

Il gol nel derby

Il ricordo più bello che Schelotto ha avuto a Milano e senza ombra di dubbio il gol nel derby il 24 febbraio del 2013. Per il calciatore oriundo è stato un gol liberatorio che ha scacciato via gli strascichi della depressione: "È bello ogni volta rivedere il gol nel derby. Mi vengono sempre i brividi. Voglio che le persone lo capiscano: non siamo solo calciatori, siamo persone prima di tutto. Essere criticato come persona su delle falsità è difficile. Dopo il gol mi sono commosso perché era per me un momento particolare. Stavo uscendo dalla depressione. A 23 anni nessuno credeva che fossi così sensibile. Quel gol mi ha dato libertà e mi sono tolto un peso di dosso", dichiara Schelotto.

Antonio Cassano

Nell'intervista a Fuorigioco Ezequiel Schelotto ha ricordato il suo incontro con Antonio Cassano, un incontro che tutt'ora gli ha lasciato un bel ricordo: "Antonio l’ho avuto come compagni di squadra in Nazionale, all’Inter e al Parma. Mi sono ritrovato con una persona squisita e umile. Dentro al campo e allo spogliatoio era il numero uno. Nella mia formazione degli 11 giocatori più importanti della mia carriera lui è presente. Mi piacerebbe rincontrarlo e ringraziarlo".

'El Galgo'

La sua corsa sulla fascia è ricordata da molti tifosi come caratteristica e pungente per le difese avversarie. Questa sua capacità gli ha regalato il soprannome di 'El Galgo', un levriero da corsa: "È un nome che mi hanno dato da piccolo per il mio modo di correre. Il galgo è un cane di razza che corre tantissimo. Io sono così: in campo do il massimo. Ho anche un tatuaggio di un galgo sul corpo".

L'esperienza in Inghilterra al Brighton

"Ho sempre avuto rispetto degli altri giocatori", sottolinea Schelotto. Il calciatore ha potuto confrontarsi con il calcio inglese dal 2017 al 2020. Un'esperienza che gli ha permesso di incontrare i giocatori più forti del pianeta: "In Inghilterra mi sono ritrovato avversari che con un tocco fanno una giocata straordinaria. Una volta, contro il Chelsea, giocavo sulla stessa fascia di Hazard e speravo non mi puntasse. Ha fatto due o tre giocate in cui mi ha lasciato con le braccia aperte", afferma il giocatore del Paradiso.

L'approdo al Paradiso

Dopo l'Inghilterra Schelotto torna in Argentina, ma poi viene riportato in Italia dal Barletta. Dopo un anno in terra pugliese il 'Levriero' approda al Paradiso, ma lui ribadisce che non è in Ticino a passeggiare: "Conosco Grigoletto da 10 anni. Quando mi ha chiesto di trasferirmi al Paradiso pensavo scherzasse. Non conoscevo il calcio svizzero, non conoscevo dove fosse Paradiso. Io non sono venuto qua per passeggiare. Indossare la maglia del Paradiso, per me, è come indossare quella dell’Inter, dell’Atalanta o della Nazionale italiana. Non aiuto gli altri a crescere come sportivi, ma come uomini. In me vedono un punto di riferimento. Io tratto tutti nella stessa maniera e loro mi rispondono in maniera positiva. Oggi sono capitano, ma per me sono tutti capitani. Io sono molto legato al Paradiso, la mia ambizione è di salire di categoria il prima possibile. Mi piacerebbe che il Ticino cresca: ci sono Lugano e Bellinzona, ma il Paradiso può diventare una pedina importante del calcio svizzero", conclude Ezequiel Schelotto.

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