
È finita nel peggior modo possibile: i sogni della terza finale di Coppa Svizzera consecutiva del Lugano e del suo condottiero Mattia Croci-Torti si sono sgretolati dopo 120 minuti di reti inviolate e 24 tiri dagli 11 metri. Oltre 24 mila occhi di fede bianconera hanno osservato i 3 rigori decisivi che avrebbero regalato il successo ai ticinesi. Un successo che però non è arrivato. Ma quindi cosa rimane di questa finale? Ecco le cinque emozioni da ricordare.
L'entusiasmo
Si sa, a volte conta più il viaggio che la destinazione. L’esodo bianconero contava più di 12'000 persone che, chi con il treno e chi con l’auto, hanno raggiunto la capitale svizzera. Sulle rotaie una trasferta che, causa tragitti alternativi e la chiusura di AlptTransit, dura oltre 6 ore. Un’eternità che però viene smorzata da pan e salam, birra, vino e addirittura da una fondue improvvisata. Il tutto tra sorrisi e cori dedicati. Un viaggio, insomma, che rimarrà impresso nelle menti di tutti gli aficionados bianconeri.
L'adrenalina
I colori gialloneri del Wankdorf vengono coperti da quelli bianconeri e quelli granata. Un pre-partita di attesa. La terza finale consecutiva è un sogno ad occhi aperti, il possibile trionfo una vivida speranza. A crederci soprattutto il Crus: l’uscita dal tunnel con tanto di esultanza a mo’ di carica verso la curva occupata dai tifosi di fede bianconera è già storica.
La tensione
Poche le occasioni nei 120 minuti: episodi che fanno discutere, tanti contrasti e risultato in bilico. Il "risultato a occhiali" nei tempi regolamentari non si vedeva dalla stagione 2013-2014. Nei 120 minuti, però, è una situazione mai successa. Il tempo passa e la tensione sale. A sentirla anche le due tifoserie organizzate: gemellate fino all’anno scorso, rivali a tutti gli effetti quest’anno.
Il rammarico
La consapevolezza di poterla portare a casa nei tempi regolamentari e la paura di perderla in ogni istante. Episodi finiti, non c’è più tempo: rigori. Uno, due, tre. Sono tre le occasioni dagli 11 metri avute dal Lugano per chiudere la partita. Sabbatini prima, Steffen e Hajdari poi. Sbaglia anche Mai e il Servette esulta. Ed è proprio sul capitano del Lugano Jonathan Sabbatini che pende quel tiro alto sopra la traversa. Entra a partita in corso e mette ordine a centrocampo, ma alla fine sbaglia il rigore più importante. Si chiude così la sua carriera da giocatore, ma l’intenzione della società è quella d’introdurlo in dirigenza. Quel pallone in curva, però, è difficile da digerire
La digestione
È il Ginevra ad esultare. I treni speciali festosi all’andata, si trasformano in carovane silenziose. Si dorme, si chiacchiera sottovoce e si ripensa all’occasione mancata. Il Crus parla di rabbia, emozione che con il tempo si affievolirà. La sconfitta, però, può essere un vantaggio. Il dolore unisce e e i soliti 3-4'000 habitué di Cornaredo forse potranno contare qualcuno in più tra i 12'000 di Berna.