
Il 65enne imprenditore romano Pietro Belardelli ha lasciato solo disastri? E' quello che pensa la maggior parte dei ticinesi, visto come andò a finire la sua esperienza quale presidente dell'Fc Lugano. Di più. In Ticino il termine "Belardelli" viene usato quale sinonimo di "millantatore" o di "mitomane".Lui però - in una lunga ed esaustiva intervista rilasciata a Global Press che qui riprendiamo per esteso, si difende: "Molta della stampa italiana mi ha infangato, ma io rientrerò nel mondo del pallone dalla porta principale". Ha trascorso mesi dietro le sbarre, a Reggio Calabria, con accuse pesantissime, ma mai provate. Belardelli è stato infatti prosciolto dalle accuse di riciclaggio e collusione con la criminalità e ora ha deciso adesso di acquistare una squadra di calcio albanese. "Non importa dove e come - dice ancora - il calcio ce l'ho nel sangue. Ho trascorso mesi in carcere senza avere mai subito un regolare processo, ma sono stato prosciolto su tutto perchè il fatto non sussiste. Ora ho un conto aperto con la giustizia italiana". E Belardelli adesso è un uomo libero, le accuse nei suoi confronti, da parte della procura di Milano sono state come cancellate. La sua fedina penale è pulita. Ma restano il carcere, le sofferenze morali, la voglia di dimostrare che non ha mai voluto prendere in giro nessuno, ma che aveva davvero voglia di fare calcio."Il calcio italiano - così la Gazzetta dello Sport, nel luglio 2002, riassume le vicende personali di Belardelli in un articolo a firma di Manlio Gasparotto - scoprì Pietro Belardelli a marzo, l'8, quando acquistò il Castel di Sangro. Erano passati tre giorni dalla scoperta del cadavere di Helios Jermini, presidente del Lugano, apparentemente suicida nel lago di Ceresio. Il legame? Belardelli era presidente della Lugano Gestioni Finanziarie Sa legata alla squadra di calcio. Jermini è morto quando è venuto a galla che con una finanziaria del Liechtenstein aveva distratto fondi per 108 milioni di franchi, utilizzando anche la squadra. In Svizzera sono veloci: il Lugano è già stato retrocesso in B ed a settembre potrebbe essere cancellato se la magistratura, che indaga anche su pagamenti in nero, dovesse intimare la restituzione anche solo di parte dei fondi scomparsi. Tre giorni dopo quel 5 marzo, comunque, Belardelli si prende il Castel di Sangro. La società è in difficoltà e il proprietario, Simone Gargano, in pratica la gira a Belardelli, ufficialmente il 23. La storia abruzzese di Belardelli dura due mesi e viene condita con: l' esonero di un allenatore (Paolo Specchia) che non si fa dettare la formazione, uno scivolone in classifica e la retrocessione. Oltre ovviamente al mancato pagamento degli stipendi dei giocatori, che già a marzo dovevano incassare febbraio. Belardelli non paga, sino a quando non riesce a girare la squadra a una cordata che si fa carico di tutto. Cosa ci guadagna? I suoi assegni postali non vengono incassati e lui recupera anche una buonuscita, a titolo di rimborso spese". Ma ora Belardelli si difende: "A Lugano hanno giocato sporco con la mia persona, Jermini per primo, il notaio Quadri poi. Nel primo caso nel momento in cui ho affiancato il proprietario Jermini mi sono sempre stati nascosti debiti e bilanci del passato. Mi hanno usato praticamente come capro espiatorio, perciò mi sono dimesso e la stampa svizzera negli anni che sono rimasto li mi ha massacrato. E in pochi sanno che avevo già dato le dimissioni da tempo proprio perchè avevo capito che mi erano stati nascosti i libri contabili. Vedere a tale proposito articolo del settimanale italiano in Svizzera il Caffè, datato 16-22 ottobre 2000. Jermini è morto in circostanze misteriose e non capisco con quale coraggio il mio nome sia stato associato da parte della stampa a questo funesto episodio. Quadri poi è stata la causa indiretta della mia rovina in quanto sono venute fuori intercettazioni telefoniche nelle quali il notaio mi proponeva all'epoca della presiden
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