"Sì, il ruolo da DS mi interessa". Così Maxim Lapierre si dichiara interessato al ruolo vacante da direttore sportivo del Lugano. L'ex attaccante canadese sottolinea come in patria abbia ottenuto gli strumenti necessari per ricoprire il ruolo da DS. Dopo il licenziamento di Hnat Domenichelli del 13 gennaio, la società bianconera è ancora alla ricerca di un direttore sportivo. Maxim Lapierre non nasconde il suo interesse per un club a cui è sempre rimasto legato: "Un amore, quello per il Lugano, mai scomparso: "Una parte del mio cuore sarà sempre a Lugano. Ho vissuto i momenti migliori della mia vita lì".
Quanto segui ancora il Lugano?
"Guardo le partite da casa tramite web. Una parte del mio cuore sarà sempre a Lugano. Ho vissuto i momenti migliori della mia vita lì. La nascita della mia figlia più giovane e le due finali rendono Lugano speciale nel mio cuore".
Quanto sei ancora legato al Lugano?
"Voglio davvero che il club vinca un campionato. Capisco molto bene cosa rappresenta questa organizzazione per i tifosi. La storia dell'HC Lugano mi ricorda quella dei Canadiens di Montréal, che hanno 24 campionati. La gente non vede l'ora di rivivere i momenti che i loro genitori hanno vissuto con Il titolo e le celebrazioni".
Che cosa pensi della situazione attuale?
"È sempre difficile fare cambiamenti di questo tipo, ma è comunque necessario farli. Il club deve trovare la propria identità. Non tutti i buoni ingredienti si mescolano bene in tutte le ricette: a volte un giocatore meno talentuoso ma che ricopre un ruolo specifico può essere più utile alla squadra rispetto a un giocatore di talento".
Manca un leader carismatico come te?
"La leadership è sempre importante in una squadra, ma deve essere collettiva e non concentrata su una sola persona".
Come ti sei lasciato con il Lugano?
"Abbiamo capito che la visione era cambiata e che era necessario provare qualcosa di nuovo per entrambe le parti".
Sei ancora in contatto con la dirigenza?
"Di tanto in tanto, quando c'è un evento importante, ma non è una pratica comune".
Il ruolo di DS del Lugano ti interessa?
"Sì, il ruolo mi interessa e ciò che ho realizzato dal 2020 in Canada mi ha dato gli strumenti necessari per assumere questo incarico".
Se fossi il DS del Lugano, cosa faresti?
"Quest'anno si tratta di fare tutto per la squadra e arrivare con passione alla pista. Per il futuro, è fondamentale trovare un'identità per la squadra. Successivamente, individuare un allenatore che si adatti a questa identità, poiché non tutti gli allenatori si adattano bene ad ogni tipo di squadra. È necessario trovare giocatori che abbiano più strumenti e personalità. Per esempio, il mio stile di gioco era fisico, ma nelle serate in cui non funzionava, avevo l'opzione di giocare una partita basata su sistema e struttura. Giocatori come Sannitz potevano essere molto forti in difesa, ma anche capaci di contribuire in attacco. Essere in grado di offrire più di una soluzione. Servono anche stranieri che comprendano l'importanza del club. Non servono giocatori che vengano solo per prendere lo stipendio, ma veterani che vogliono aiutare a costruire qualcosa. Ci dovrebbe essere tolleranza zero per i giocatori che non fanno le cose giuste per la squadra e che non sono pronti a sacrificarsi. Il Grande Lugano non era solo un club, ma un vero e proprio modo di comportarsi".