Calcio
Pierluigi Tami sulle convocazioni in Nazionale: "I club fanno pressioni sui propri giocatori"
©Gabriele Putzu
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Redazione
4 giorni fa
Il direttore delle Nazionali svizzere Pierluigi Tami è intervenuto a Fuorigioco per parlare delle rappresentative rossocrociate. Le sue analisi spaziano dallo stato di forma attuale della Nazionale al calendario troppo fitto.

Un periodo non del tutto roseo quello che sta passando la rappresentativa rossocrociata di calcio. La Svizzera, infatti, non brilla nel torneo continentale di Nations League. La squadra di Murat Yakin occupa l’ultima posizione con un solo punto guadagnato in 4 partite giocate. Mancano solo due partite al termine della fase a gironi e se la Nazionale elvetica non dovesse ottenere dei risultati positivi, l’ultima posizione significherebbe retrocessione. Per il direttore delle Nazionali svizzere Pierluigi Tami non è una situazione tranquilla: “La situazione è brutta. Se guardiamo solo la classifica e i numeri non possiamo essere contenti, soprattutto per quel che riguarda le reti subite: 10 gol in 4 partite sono troppi”. Dati che preoccupano l’ambiente, soprattutto dopo il cammino all’Europeo positivo: “Questa è un’altra squadra”, dichiara Tami. “I giocatori presenti all’Europeo non stanno come stavano in quel periodo. È un processo di crescita che chiede tempo. La Nazionale non è come un club; il numero di partite giocate è nettamente minore. La Nations League è una competizione importante in cui ci misuriamo con squadre forti. È un’opportunità per gettare le basi per un obiettivo più importante, ovvero la qualificazione al Campionato del Mondo del 2026”, sostiene Pierluigi Tami. “Siamo coscienti che se non mettiamo intensità al gioco, il problema si estende sulla qualità, soprattutto dal punto di vista tecnico e tattico. Un anno fa giocando contro il Kosovo o contro la Bielorussia, anche se non eri al 100%, riuscivi a fare risultato. Contro le migliori squadre, invece, non è possibile”, dichiara Tami.

Giocatori marginali nei propri club

Pierluigi Tami solleva il problema dello stato forma di alcuni giocatori all’interno della rappresentativa e riconduce le cause al ruolo marginale che alcuni elementi hanno all’interno dei loro club: “Ci sono dei calciatori che giocano regolarmente nei loro club e dal punto di vista della soddisfazione personale sono estremamente pronti. Altri giocatori, invece, stanno soffrendo la situazione all’interno del loro club: penso a quei giocatori che hanno un ruolo marginale nella loro squadra. So benissimo che coloro che giocano da settimane o mesi solo 10 minuti a partita, hanno poi difficoltà a costruire uno stato psicofisico adatto. La staff - che sta facendo un buon lavoro - deve fare delle scelte e variare sul piano tattico, senza stravolgere la nostra idea di gioco”, sostiene Tami.

Il valore della Nations League e le pressioni dei club

La Nations League è una competizione nata nel 2018 ed è arrivata alla quarta edizione. Il torneo non è - per ora - entrato nel cuore degli appassionati. Vale lo stesso ragionamento per i giocatori? Per Pierluigi Tami è una problematica reale. Le pressioni dei club sono concrete: “Esistono da anni. I club fanno pressioni sui propri giocatori, chiedono loro di non esporsi troppo e arrivano talvolta a rinunciare alla Nazionale. Io aprirei un altro discorso. Il calendario internazionale è troppo fitto. Akanji è uno dei primi che in Premier League si è lamentato. Dopo l’Europeo ha sì avuto qualche giorno di libero, ma il club gli ha fatto pressioni per tornare il prima possibile. Comprendo anche il timore dei club: il Manchester City, società in cui milita Akanji, ha perso dei giocatori a causa di infortuni capitati con le proprie rappresentative”, dichiara Tami. E ancora sulla competizione: “Tutte le federazioni sono contente della Nations League, soprattutto quelle più piccole, perché hanno la possibilità di competere con le pari livello. Questa competizione è importante per noi perché ci dà l’opportunità di misurarci con le migliori squadre d’Europa. Siamo chiamati sempre a dare del nostro meglio. Solo in questo modo possiamo crescere. In questo momento stiamo inserendo nuovi giocatori e posso comprendere che possano essere in difficoltà. In questo ultimo raduno avevamo Garcia, Fernandes, Monteiro, Rieder, Ugrinic, Witzig, Zeqiri: tutti calciatori che si stanno approcciando alla ‘Nati’. Contro la Danimarca ho visto una reazione dal punto di vista agonistico. È evidente, comunque, che in questo momento abbiamo dei limiti, però lo staff sta facendo di tutto per trovare delle giuste soluzioni”, afferma il direttore delle Nazionali svizzere.

Bilancio negativo

Il bilancio della Nazionale da giugno 2023 a ottobre 2024 narra 4 vittorie, 8 pareggi e 5 sconfitte in 17 partite, tolta la parentesi dell’Europeo le vittorie sono solo 2. Questa situazione mette sotto la lente d’ingrandimento il Commissario Tecnico Yakin, ma per Tami l’allenatore non è in bilico: “Questi risultati sono sempre stati fatti dalla Svizzera, anche con altri allenatori. Nel 2014 con Ottmar Hitzfeld non ci siamo qualificati ad un Campionato Europeo e nessuno mette in discussione il suo operato. In questo momento noi siamo concentrati sul percorso sportivo. Il dato più preoccupante sono i gol subiti in tutte queste partite (ndr. 25 da giugno 2023). Dobbiamo partire da una solidità importante in fase difensiva. Oggi la Svizzera vuole sempre fare gioco e lo sta facendo contro tutti. In Serbia avevamo l’80% di possesso palla e abbiamo creato poco. Dobbiamo fare tesoro di questa situazione. Alle qualificazioni per i Mondiali le condizioni non saranno tanto diverse. Le Nazionali più importanti sono attrezzate numericamente in maniera diversa: questa è una differenza. Dobbiamo imparare dagli insegnamenti delle sconfitte sul campo”, afferma Tami.

Il livello dei singoli

Una riflessione da fare è anche sul livello degli attuali giocatori che compongono la rosa della Nazionale. Talvolta alcune rappresentative sono semplicemente più forti: “La Serbia e la Danimarca, sul piano del gioco, sono al nostro livello, forse la Danimarca un po’ di più e la Serbia un po’ di meno”, sostiene Tami. “Solo la Spagna è superiore sulla carta. Sicuramente presi a uno a uno le altre squadre possono contare su elementi più importanti, ma questa è la storia della Svizzera. Embolo in questo momento non sta bene. A Monaco gioca poco. In passato la Nazionale ha avuto situazioni simili: Shaqiri giocava poco con il proprio club, ma la ‘Nati’ gli dava spazio. Questi sono i migliori calciatori svizzeri per la nostra rappresentativa: è la migliore squadra che possiamo avere in questo momento. Dobbiamo prenderci cura di questi giocatori. A volte la Nazionale permette loro di trovare fiducia per superare il ‘momento no’”.  

Su Granit Xhaka

Nella partita contro la Danimarca il capitano Granit Xhaka consegna il pallone ad Eriksen che può così calciare velocemente la punizione che manda in rete Isaksen. Per Pier Tami non è da confondere un errore individuale con la leadership all’interno dello spogliatoio: “Non dobbiamo confondere la leadership a quello che può essere un errore. Anche i leader sbagliano e commettono più errori rispetto ad altri perché si prendono più responsabilità. Il gesto di Xhaka è un’ingenuità, ci sta, fa parte del calcio. Mi dispiace che altri giocatori non siano riusciti ad ovviare a questo errore. Perché potevamo leggere diversamente la situazione”, sostiene Tami. “Xhaka rimane un leader e lo dimostra sempre. Contro la Danimarca ha fatto un’ottima partita. È il giocatore che in assoluto corre più di tutti”, dichiara Tami.

Quanto pesano gli addii illustri?

Nell’ultimo periodo la Nazionale ha dovuto dire addio a tre giocatori di rilievo nell’economia della squadra: Sommer, Shaqiri e Schär. In porta, Kobel ha subìto 10 reti in 4 partite, ma secondo Tami lui non ha colpe: “Non possiamo dargli delle colpe. In queste partite ci ha salvato da un passivo che poteva essere maggiore. Le tre partenze non sono state sottovalutate, bensì rispettate. Sono tre giocatori che hanno fatto tanto per la nostra Nazionale. Anche la scelta di Kobel in porta da parte del processo di crescita. L’anno scorso ha giocato la finale di Champions League. È stato nominato miglior portiere in Germania. È un valore importante per noi, ma in queste situazioni anche lui è nuovo".

Il fallimento della U21

La Nazionale U21 è arrivata terza nel girone di qualificazione agli Europei dicendo così addio alla competizione cantonale. Un campanello d’allarme per il futuro? Pierluigi Tami non è del tutto tranquillo: “In questo momento è la notizia che fa più male. Era una qualificazione che si doveva ottenere. Il fallimento non arriva dall’ultima partita in Romania, bensì dai risultati precedenti che nonostante il dominio territoriale si è portato a casa poco. Purtroppo, dopo due Europei consecutivi non siamo riusciti a ripeterci. C’è comunque la necessità che più giovani giochino in Super League. Il campionato è aumentato a 14 squadre e il problema è che in Challenge League abbiamo meno formazioni. Ci sono dunque meno posti per i giovani formati nella categoria cadetta. Non è più una questione di qualità, ma di quantità”, conclude il direttore delle Nazionali svizzere Pierluigi Tami.

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