
Wojciech Szczesny lascia il calcio professionistico. Lo ha annunciato oggi lo stesso portiere polacco in un lungo posto pubblicato sul suo profilo Instagram. L’ormai ex calciatore ha dedicato un ringraziamento speciale ai tifosi “per aver intrapreso questo viaggio con me. Per il tifo e le critiche, per l'amore e l'odio, per essere la parte più bella e romantica del calcio. Senza di voi tutto questo non avrebbe senso. Grazie".
"Il viaggio di una vita"
"Ho lasciato Varsavia, la mia città natale, nel giugno del 2006 per unirmi all'Arsenal, con un sogno: guadagnarmi da vivere grazie al calcio", ha scritto ancora Szczesny. "Non sapevo che sarebbe stato l'inizio di un viaggio di una vita. Non sapevo che avrei giocato per i più grandi club del mondo e che avrei rappresentato il mio paese 84 volte. Non sapevo che non solo mi sarei guadagnato da vivere grazie al gioco, ma che il gioco sarebbe diventato tutta la mia vita. Non ho solo realizzato i miei sogni, sono arrivato dove la mia fantasia non oserebbe nemmeno portarmi".
"È il momento di dedicare la mia attenzione alla famiglia"
L'ex portiere ha dato al calcio "tutto quello che avevo. Ho donato al gioco 18 anni della mia vita, ogni giorno, senza scuse. Oggi, anche se il mio corpo si sente ancora pronto per le sfide, il mio cuore non c’è più. Sento che in questo momento è giunto il momento di dedicare tutta la mia attenzione alla mia famiglia: la mia fantastica moglie e i nostri due bellissimi figli".
La carriera
Dopo 5 anni tra le file dell'Arsenal, Szczesny è approdato in Italia nel 2015, dove ha disputato due stagioni con la maglia della Roma. Si è poi trasferito alla Juventus, club per cui ha giocato per sette anni. A livello di palmarès l'estremo difensore vanta due Coppe d'Inghilterra, una Community Shield, tre scudetti, tre Coppe Italia e due Supercoppe italiane.
Il saluto
La Juventus, ultima squadra in cui Szczesny ha militato prima del ritiro, gli ha dedicato un post su Instagram con alcune delle sue parate più belle in maglia bianconera, ringraziando "Tek", come era soprannominato, e augurandogli il meglio per il suo futuro.