Chiesa
Abusi sessuali, il Vaticano: "Errori e omissioni sì, ma non c'è nulla per aprire un procedimento penale"
©Chiara Zocchetti
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Redazione
2 mesi fa
Il vaticano ha avviato una serie di indagini sugli abusi sessuali commessi da chierici elvetici e ha deciso che "non sono emerse prove di reati punibili, insabbiamento, negligenze o errori tali da richiedere l'avvio di un procedimento penale canonico".

Il vaso di pandora a livello mediatico è stato scoperchiato il 12 settembre dello scorso anno da un'analisi condotta da storici dell'Università di Zurigo. Dallo studio è infatti emerso che più di mille abusi sessuali sono stati perpetrati da chierici cattolici e appartenenti all'Ordine dal 1950 in Svizzera, anche in Ticino. Ma alcuni mesi prima, a giugno, il Dicastero per i Vescovi di Roma aveva già incaricato monsignor Joseph Maria Bonnemain di condurre un'indagine canonica previa per chiarire diverse accuse mosse nei confronti di alcuni vescovi svizzeri. In collaborazione con il giudice cantonale di Neuchâtel, Pierre Cornu, e con la professoressa di diritto penale e processuale penale di Zurigo, Brigitte Tag, sono stati effettuati colloqui personali, interrogatori e analisi di vari documenti d'archivio. I risultati di questa inchiesta sono poi stati trasmessi allo stesso Vaticano a inizio di quest'anno e oggi la Conferenza dei vescovi svizzeri (Cvs) ha reso nota la risposta ricevuta dalla Santa Sede. Alcuni dei vescovi coinvolti hanno anche ricevuto una risposta personale.

"Non c'è nulla per aprire un procedimento penale"

Dall'indagine, si legge nella nota, "non sono emerse prove di reati punibili, insabbiamento, negligenze o errori tali da richiedere l'avvio di un procedimento penale canonico. Ciononostante, il comportamento descritto non è ritenuto corretto, o comunque è emerso che le procedure previste dal diritto canonico non sono state adeguatamente seguite".

"Prestate maggiore attenzione in futuro"

"A causa di queste irregolarità formali", il Dicastero per i Vescovi, si legge, "ha emesso delle riprensioni canoniche, invitando gli stessi vescovi e l'intero corpo episcopale svizzero a prestare maggiore attenzione in futuro e a gestire i casi di abuso denunciati con massima diligenza e perizia, osservando rigorosamente tutte le norme vigenti in materia di procedimenti d'indagine. Naturalmente, la grave responsabilità che incombe sui vescovi nella trattazione delle segnalazioni riguardanti i casi di eventuali abusi o insabbiamenti va fatta comunque nel rispetto dei principi fondamentali del diritto, come la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva, la tutela integrale di tutte le persone coinvolte, soprattutto delle vittime, e di conseguenza la prudenza nelle comunicazioni relative agli eventuali casi, nonché l'attenta valutazione dell'applicazione delle misure cautelari in presenza di verosimiglianza dei fatti".

"Avete acquisito una maggior efficacia nel trattare i casi di abuso"

Il Cardinale Robert Francis Prevost, Prefetto del Dicastero dei Vescovi, "nella sua lettera riconosce che nel corso di questi anni travagliati, i membri della Cvs hanno tutti compiuto notevoli progressi e acquisito una maggiore efficacia nel trattare i casi di abuso, assumendo personale sempre più qualificato e collaborando maggiormente con istituzioni indipendenti. Il Cardinale incoraggia i vescovi svizzeri a proseguire in questo cammino di vigilanza attiva e rigorosa nell'applicazione della normativa canonica sulla trattazione degli abusi sessuali, certi che le direttive della Chiesa non sono solo strumenti giuridici, ma riflettono un profondo senso di giustizia e responsabilità nei confronti delle vittime, alle quali dobbiamo ascolto, attenzione e riparazione". Prevost ha anche "espresso la sua stima e gratitudine per la dedizione dei membri della Conferenza dei vescovi svizzeri al lavoro pastorale nelle rispettive diocesi e alla loro responsabilità di fronte alle sfide attuali". Questo Dicastero, viene inoltre spiegato, "ha seguito con grande attenzione lo sforzo intrapreso dalla CVS, congiuntamente alla Conferenza centrale cattolica romana della Svizzera (RKZ) e alla Conferenza delle Unioni degli Ordini religiosi e delle altre Comunità di Vita Consacrata in Svizzera (KOVOS), per esaminare la dolorosa storia degli abusi sessuali nell'ambito della Chiesa cattolica romana in Svizzera a partire dalla metà del XX secolo".

"Ci rammarichiamo per quanto fatto"

I membri della Conferenza dei vescovi svizzeri, infine, "si rammaricano profondamente per gli errori, le omissioni e le mancanze nell'applicazione delle norme canoniche che il Dicastero per i Vescovi ha individuato. I vescovi si trovano in un processo di apprendimento e desiderano ribadire la loro determinazione a intraprendere un'azione più decisa contro gli abusi nella Chiesa attraverso la loro attenzione, la loro diligenza, una migliore conoscenza delle procedure canoniche e la prosecuzione delle misure nazionali già avviate. Questo obiettivo deve essere raggiunto anche attraverso un lavoro professionale di prevenzione".