Entrerà in carica il primo aprile. Nulla da fare per il consigliere nazionale Markus Ritter (Centro/SG), che ha ricevuto solo 110 preferenze. Pfister è stato eletto al secondo turno, ma già al primo si era capito che sarebbe stato lui a prendere il posto della dimissionaria Viola Amherd (Centro/VS). Lo zughese ha infatti mancato l'elezione diretta per un sol voto.
Il consigliere di Stato di Zugo Martin Pfister (Centro) è il 123esimo consigliere federale. L'Assemblea federale lo ha eletto oggi con 134 voti su 245 schede valide. Entrerà in carica il primo aprile. Nulla da fare per il consigliere nazionale Markus Ritter (Centro/SG), che ha ricevuto solo 110 preferenze. Pfister è stato eletto al secondo turno, ma già al primo si era capito che sarebbe stato lui a prendere il posto della dimissionaria Viola Amherd (Centro/VS). Lo zughese ha infatti mancato l'elezione diretta per un sol voto.
L'elezione di Pfister, malgrado non sieda nel Parlamento federale, non può comunque essere considerata una sorpresa: benché sia stato visto inizialmente come un outsider, le sue quotazioni sono andate crescendo con l'avvicinarsi alla data dell'elezione, tanto che alcuni giornalisti lo davano per favorito. Lo zughese ha avuto il vantaggio di provenire da una regione - la Svizzera centrale - che da tempo non è presente in governo. Ha inoltre un profilo più urbano rispetto a Ritter (che è presidente dell'Unione svizzera dei contadini), ciò che visibilmente ha convinto la sinistra (l'UDC ha esplicitamente detto di sostenere Ritter). Infine, essendo consigliere di Stato ha già l'esperienza di un esecutivo. Martin Pfister, 61 anni (il secondo consigliere federale più anziano della storia svizzera recente dopo Christoph Blocher), ha studiato germanistica e storia e ha lavorato per diverse associazioni. Ha quattro figli adulti. Colonnello e già comandante di battaglione, potrà far valere la sua solida esperienza maturata proprio nelle forze armate. Il neo eletto dovrà infatti, con ogni probabilità, dirigere il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) lasciato libero da Amherd.
Nel suo discorso d'accettazione, Pfister ha descritto la sua elezione in Consiglio federale come un grande onore per sé, per il suo Cantone e per l'intera Svizzera centrale, esprimendo gratitudine per la fiducia ricevuta. In un periodo caratterizzato da profondi cambiamenti geopolitici, ha sottolineato l'importanza di lavorare insieme per garantire la fiducia nella istituzioni e la stabilità che caratterizzano il Paese. Il consigliere federale eletto ha evidenziato la sua esperienza di governo del suo cantone, dove ha imparato ad apprezzare la collegialità, vedendola non come un onere, ma un onore. Pur avendo un'attenzione particolare per l'economia, ha ribadito l'importanza di bilanciare le esigenze economiche con quelle sociali ed ecologiche.
Dal canto suo, il candidato sconfitto Markus Ritter ha rivolto le sue congratulazioni a Pfister, augurandogli il meglio e ricordando con piacere la campagna elettorale vissuta insieme. Durante la conferenza stampa successiva all'elezione, il sangallese non ha voluto commentare le ragioni della sua sconfitta: "è come leggere i fondi di caffè", ha detto. Ritter ha poi espresso gratitudine per il sostegno ricevuto dalla sua famiglia nelle settimane intense che hanno preceduto il voto. Pur avendo perso di misura, ha ribadito con fermezza il suo impegno come consigliere nazionale, sottolineando la sua determinazione a continuare a servire con dedizione nel ruolo che ricopre.
Con l'elezione di Pfiser la Svizzera centrale torna ad essere rappresentata in governo. Non aveva più un rappresentante dal 2003, quando il lucernese Kaspar Villiger (PLR) aveva lasciato l'esecutivo. Il canton Zugo, dal canto suo, non era più presente in Consiglio federale dal 1982, quando l'esponente del Partito popolare democratico (PPD, oggi: il Centro) Hans Hürlimann aveva lasciato l'incarico.
Da notare che con l'elezione di Pfister al posto Amherd, il Consiglio federale perde l'equilibrio di genere. In governo ci saranno infatti solo due donne, Karin Keller-Sutter (PLR) e Elisabeth Baume-Schneider (PS). Il Centro non ha presentato candidate donne sul ticket ufficiale. Ciò ha fatto storcere il naso ad alcuni parlamentari, specie a sinistra. Ma, come affermato dal co-capogruppo socialista Samuel Bendahan alla radio RTS, la situazione attuale non può essere imputata al Centro, visto che prima di Amherd per il Centro in governo c'era un'altra donna nella persona di Doris Leuthard.
In precedenza, a inizio seduta, la presidente del Consiglio nazionale Maja Riniker (PLR/AG) ha elogiato Viola Amherd per il suo approccio pragmatico e la capacità di trasformare le sfide in opportunità. Prima donna a guidare il Dipartimento della difesa, ha affrontato con determinazione questioni delicate come l'acquisto di nuovi aerei da combattimento e l'integrazione delle donne nell'esercito. Durante il suo mandato, ha reagito prontamente alla crisi ucraina, ha rilevato Riniker, ricordando l'aumento del budget dell'esercito, il suo ammodernamento, la nuova Segreteria di Stato, la sicurezza informatica e la cooperazione internazionale. Amherd ha anche gestito con successo la crisi del Covid e la più grande mobilitazione dell'esercito dalla Seconda guerra mondiale. Grazie alla sua lungimiranza, Amherd non solo ha scritto un capitolo della storia svizzera, ma ha anche costruito un ponte per la prossima generazione, ha concluso Maja Riniker.
Quanto alla diretta interessata, nel suo discorso di commiato Viola Amherd ha detto, trattenendo a stento le lacrime e qualche singhiozzo, che "è stato un onore servire il nostro Paese". Ha sottolineato l'importanza del dialogo rispettoso, soprattutto in un periodo di forte polarizzazione politica, sia in Svizzera che all'estero. Secondo la consigliera federale uscente, la democrazia diretta aiuta a evitare la creazione di una classe politica a sé stante, e questa peculiarità della cultura politica svizzera va preservata con cura. Nel suo intervento, Amherd ha affrontato anche il tema della sicurezza internazionale, evidenziando come il diritto del più forte tenda ormai ad imporsi negli scenari geopolitici attuali. Ha ricordato che, di fronte alla guerra in Ucraina e alle sfide globali, anche la Svizzera è chiamata a proteggere la propria libertà e la propria democrazia, così come stanno facendo i nostri vicini europei, riarmandosi. Da questo punto di vista, anche il nostro Paese è chiamato a fare la propria parte in difesa di valori condivisi.