La procura grigionese ha sporto denuncia contro un alto funzionario di polizia nel caso del "whistleblower" del cartello edilizio Adam Quadroni. Tale provvedimento è scaturito da una denuncia dello stesso Quadroni, che è però stato a sua volta accusato. L'agente in questione, accusato di sequestro di persona e abuso di autorità, era a capo del posto di polizia di Scuol (GR), ha confermato oggi a Keystone-ATS il procuratore straordinario Urs Sutter in risposta a un articolo del Sonntagsblick di ieri. L'uomo è stato coinvolto nell'arresto di Quadroni il 15 giugno 2017 dopo che questi aveva denunciato il cartello edilizio. Da parte sua, lo stesso Quadroni è ora accusato di aver minacciato la polizia, ha indicato Sutter. Inoltre, ulteriori accuse contro di lui pendono presso la procura. Il Tribunale cantonale dei Grigioni ha accolto in gran parte un ricorso dello stesso informatore a gennaio. La procura retica ha quindi dovuto riaprire il procedimento penale, sfociato nelle due accuse.
Procedimento penale precedente interrotto
Nel giugno 2018, la procura ha avviato un procedimento penale nei confronti del poliziotto sulla base di denunce dell'informatore e del Dipartimento grigionese di giustizia, sicurezza e sanità, tra le altre cose per presunto abuso di autorità. Al centro dell'indagine l'arresto già citato, così come il ruolo dell'agente nella preparazione e nell'esecuzione di esso. Nel giugno 2022 però, il Ministero pubblico ha interrotto il procedimento, in quanto non erano emersi indizi di reato. Per la procura le incongruenze nel comportamento del diretto interessato, che avevano dato origine ai sospetti, non costituivano una violazione dei doveri d'ufficio.
Intervento di polizia forse non legittimo
Secondo quanto indicato nella sentenza del Tribunale cantonale dello scorso gennaio, vi sono indicazioni che l'operazione del 15 giugno 2017 "potrebbe non essere stata legittima" e che il capo della stazione di Scuol fosse indirettamente responsabile per aver ordinato l'impiego dell'unità di intervento della polizia cantonale. Stando ai giudici dunque, contrariamente a quanto affermato dalla procura, non si poteva escludere al di là di ogni dubbio che il funzionario fosse colpevole di un reato penale. Il tribunale aveva perciò concluso che i fatti e la situazione giuridica non erano sufficientemente chiari da giustificare l'interruzione.