Turgovia
Assassinarono un egiziano nel 2007, pena inasprita per il 64enne svizzero
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Keystone-ats
5 ore fa
Il presunto complice, un italiano di 60 anni, è stato assolto in primo grado. All'epoca, il tribunale aveva spiegato che in un processo basato sulle prove, una condanna può essere pronunciata solo se i giudici non hanno alcun ragionevole dubbio sulla colpevolezza dell'imputato, ciò che non è avvenuto nel caso dell'italiano.

L'alta corte turgoviese ha inasprito oggi a 17 anni di reclusione la pena nei confronti di uno svizzero di 64 anni per l'assassinio di un egiziano avvenuto nel 2007 vicino a Oberneunforn (TG). In prima istanza era stato condannato a 15 anni di detenzione. Come nel primo processo, i giudici hanno potuto basarsi solo su indizi. Ad essere determinanti sono state le dichiarazioni di agenti sotto copertura. L'uomo ha raccontato loro il crimine fornendo dettaglio che solo le persone direttamente implicate potevano conoscere. Nel corso di un'udienza odierna a Frauenfeld, la difesa, che aveva ricorso contro la sentenza di primo grado, ha chiesto l'assoluzione, sostenendo che il suo assistito dovrebbe essere risarcito per la detenzione. L'accusa, che aveva anch'essa presentato appello, ha chiesto l'ergastolo, come in primo grado.

Il crimine

Il 13 dicembre 2007, nel Barchetsee, un laghetto turgoviese al confine con il canton Zurigo, era stato trovato il corpo della vittima, legato a un blocco in calcestruzzo di 30 chili. L'uomo era stato precedentemente freddato a colpi di pistola. Il crimine è rimasto a lungo irrisolto. L'indagine è stata riaperta solo nel 2018. Agenti sotto copertura hanno stabilito un contatto con lo svizzero sospettato di aver commesso il delitto, senza tuttavia riuscire a dimostrarlo. Per due anni hanno raccolto informazioni fornite dall'uomo, compresi dettagli che non lasciavano dubbi sul suo coinvolgimento, secondo l'accusa. Secondo quest'ultima, l'imputato ha pianificato il suo gesto in modo meticoloso. Ha attirato l'egiziano ai margini di una foresta con il pretesto di consegnargli droga. Mentre il malcapitato urinava contro un albero, il complice dello svizzero gli ha sparato tre volte, ferendolo. L'egiziano ha cercato invano di fuggire. Lo svizzero gli ha quindi sparato alla testa. Il corpo della vittima è stato poi appesantito con un blocco di 30 kg e gettato nello stagno. La vittima sarebbe stata uccisa su richiesta della moglie, che avrebbe subito violenze da parte del marito, anch'egli coinvolto nel traffico di droga. Il presunto complice, un italiano di 60 anni, è stato assolto in primo grado. All'epoca, il tribunale aveva spiegato che in un processo basato sulle prove, una condanna può essere pronunciata solo se i giudici non hanno alcun ragionevole dubbio sulla colpevolezza dell'imputato, ciò che non è avvenuto nel caso dell'italiano.