La capsula per il suicidio Sarco, presentata lo scorso mese di luglio dall'associazione The Last Resort, non è conforme alla legge sotto due aspetti. Lo ha dichiarato oggi durante la tradizionale Ora delle domande al Consiglio nazionale la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, rispondendo a un quesito di Nina Fehr Düsel (UDC/ZH). In primo luogo, ha illustrato la ministra della sanità, la capsula non soddisfa i requisiti sulla sicurezza dei prodotti. Per questo non dovrebbe quindi essere immessa sul mercato. Eventuali responsabilità andrebbero chiarite caso per caso. Secondo, l'uso dell'azoto al suo interno non è compatibile con la legge sui prodotti chimici. Se questo gas non venisse utilizzato in rispetto alle norme, la questione sarebbe di competenza cantonale, ha precisato la giurassiana.
Discussione sulla sua legalità
L'annuncio del futuro utilizzo della capsula Sarco (nome derivato da sarcofago) in Svizzera da parte dell'associazione di aiuto al suicidio The Last Resort (l'ultima risorsa), fondata solo alcuni mesi or sono, ha scatenato una discussione sulla sua conformità legale. Le procure di diversi cantoni hanno annunciato che avrebbero avviato un procedimento penale in caso di impiego nella loro giurisdizione. Stando ai suoi promotori invece, il dispositivo rispetta la legge. La capsula può essere portata in qualsiasi luogo. La persona che vuole morire vi si corica dentro, il coperchio viene poi chiuso e il diretto interessato preme un pulsante, con il quale l'azoto liquido presente in un contenitore viene istantaneamente evaporato e immesso nel dispositivo. In questo modo, il livello di ossigeno scende sotto il 5% in meno di un minuto (nell'aria il tenore del gas vitale è del 21%). Il decesso interviene dunque per asfissia da azoto: dopo pochi respiri, la persone perde i sensi e la morte sopraggiunge nel giro di circa cinque