Malgrado i sondaggi che vedono ai minimi storici l'apprezzamento degli svizzeri per il loro governo e la prospettiva di una sconfitta su più fronti dell'esecutivo nelle votazioni popolari di domenica prossima secondo Elisabeth Baume-Schneider non si può parlare di crisi di fiducia. "Quando discuto direttamente con la gente non ho questa impressione", afferma la responsabile del Dipartimento federale dell'Interno (DFI) in un'intervista pubblicata oggi dalla NZZ am Sonntag. "Certo, a volte le persone hanno un'opinione diversa dalla mia, ma sono molto interessate al dialogo. Nel contatto diretto, sento la fiducia. Non sono così pessimista".
NZZ: "Se così fosse passerebbero tutte le votazioni del 24.11"
Se fosse così però - osservano i giornalisti del domenicale - allora il sì ai quattro oggetti in votazione fra una settimana sarebbe sicuro e la fiducia nel Consiglio federale sarebbe maggiore. "Forse dobbiamo considerare la questione in un contesto più ampio", replica la ministra socialista. "La polarizzazione è in atto in molti paesi europei e anche in America. Essendo originaria del Giura sono vicina alla Francia: la politica francese e la cultura del dibattito sono cambiate in modo massiccio negli ultimi anni. Vediamo qualcosa di simile in Germania. Penso che sia un fenomeno globale il fatto che oggi la gente dica più spesso no e voti per le forze di opposizione".
13AVS ha creato un cambio di paradigma
"Credo che la votazione sull'introduzione della tredicesima mensilità AVS abbia rappresentato un cambiamento di paradigma", prosegue la 60enne. "È emerso chiaramente che le persone chiedono una risposta alla loro perdita di potere d'acquisto. Vedono che i politici stanno salvando le banche mentre loro lottano per pagare gli affitti e i premi dell'assicurazione sanitaria. È in gioco in questo caso l'esperienza personale delle persone. L'inflazione crea incertezza, le persone reagiscono quando hanno meno soldi nel portafoglio. Credo che lo abbiamo visto anche di recente nelle elezioni statunitensi".
Perché abbandonare X allora
Ma se nel contatto diretto con la popolazione si percepisce fiducia - insistono i cronisti del settimanale - perché abbandonare la piattaforma X (ex Twitter)? "La cultura del dibattito su X non mi piace", risponde la laureata in scienze sociali all'università di Neuchâtel. "Non mi fraintenda: apprezzo le discussioni difficili, purché siano corrette e dignitose. Purtroppo su X non è più così: c'è molto odio e sessismo. Come donna over 60, ne sono stata colpita anch'io. E sono anche realista: non riuscirò a cambiare la cultura del dibattito su X con la mia voce. Ma per fortuna ci sono altri canali: per esempio, ora sono più spesso su Instagram". Non invece su Tiktok: "Probabilmente sono un po' troppo vecchia per questo", conclude.