
Benché la Confederazione sostenga da anni l'economia per far fronte alla carenza di manodopera qualificata, i risultati ottenuti finora sono mediocri. È la conclusione a cui è giunto il Controllo federale delle finanze (CDF) in un rapporto diffuso oggi, in cui auspica da parte dei poteri pubblici maggiore impegno. In Svizzera, come in molti altri Paesi europei, si registra una carenza di manodopera qualificata in diversi settori. Tra questi spiccano l'industria metalmeccanica ed elettrica, nonché l'informatica. Sebbene la Confederazione non sia obbligata ad adottare misure in questo senso, deve tuttavia garantire che le condizioni quadro in ambiti quali il lavoro, la formazione e l'immigrazione siano adeguate alle esigenze dell'economia, spiega il CDF.
"Le misure adottate non hanno avuto un impatto significativo"
Dal 2011, la Confederazione ha lanciato due diversi programmi per contrastare la penuria di manodopera qualificata e promuovere la forza lavoro interna, sborsando diverse centinaia di milioni di franchi. Ebbene, stando al CDF i provvedimenti adottati non sono stati in grado di porre rimedio alla carenza di manodopera qualificata nei settori esaminati. Le misure adottate tanto a livello federale che cantonale non hanno avuto "un impatto significativo sulla soluzione del problema della carenza di competenze, nonostante i notevoli investimenti". Ciò è dovuto anche al fatto, precisa il CDF, che alcune misure non sono nemmeno conosciute. Per questo, secondo il CDF, sono necessari ulteriori sforzi per promuovere, ad esempio, la formazione professionale all'interno del sistema educativo svizzero.
"Mancanza di una previsione di sviluppo"
Il CDF ha inoltre esaminato l'indice pubblicato dalla Segreteria di Stato per l'economia (SECO) per il 2016 e il 2023 relativo alla carenza di lavoratori qualificati nelle singole professioni. Questo indice fornisce all'economia e ai Cantoni informazioni utili per determinare il grado delle carenze strutturali di manodopera. Tuttavia, tale indice non viene pubblicato regolarmente e non fornisce una previsione di sviluppo. Secondo la risposta a una mozione parlamentare del 2023, il Consiglio federale intende stilare un rapporto sulle cause della carenza di competenze e dell'impatto di tale fenomeno sull'economia. Secondo il CDF, questo rapporto potrebbe servire da sostegno per future eventuali decisioni politiche.
"La Confederazione collabori con i vari gruppi di interesse"
Il CDF osserva inoltre che la Confederazione non è in grado di risolvere i problemi specifici dei singoli settori. Tuttavia, deve garantire che il finanziamento della formazione non rappresenti un ostacolo per le persone che desiderano seguire un'istruzione professionale superiore. Infine, il CDF sottolinea che la formazione professionale gode di un'immagine negativa rispetto all'istruzione superiore. Secondo il rapporto, la Confederazione dovrebbe collaborare con i vari gruppi di interesse per stabilire se ulteriori misure possano modificare tale situazione.
La replica della Seco
Nella sua presa di posizione ai rilievi del CDF, la SECO sottolinea che indicatori del mercato del lavoro svizzero sono buoni. La prova? L'alto tasso di partecipazione al mercato del lavoro, i bassi tassi di disoccupati e inoccupati, gli alti livelli salariali. Di tutto ciò va anche dato merito alla Confederazione, ai Cantoni e alle parti sociali. Le misure analizzate dal CDF, stando alla SECO, non mirano deliberatamente a eliminare le carenze settoriali. Si tratta di un compito, quest'ultimo, imprenditoriale; le aziende sono in concorrenza fra di loro e con altri settori sul mercato del lavoro. In risposta alla critica del CDF, secondo cui gli obiettivi delle misure della Confederazione avrebbero dovuto essere definiti con maggiore precisione, la SECO risponde di non essere responsabile della gestione, attuazione o finanziamento delle singole misure. Inoltre, non sempre è stato possibile fissare obiettivi quantitativamente misurabili. Nel complesso, la Confederazione offre condizioni quadro ampiamente adeguate per l'economia.