
Il tema della cassa malati unica torna al centro del dibattito pubblico in Svizzera, ma non senza polemiche. A prendere posizione è Thomas Harnischberg, CEO della cassa malati KPT, che mette in guardia da aspettative eccessive. "Una cassa unica può sembrare allettante, ma non è la soluzione giusta" afferma. "L’idea che possa portare a un calo dei premi è un’illusione: i costi della salute non verrebbero ridotti". Secondo Harnischberg, i margini di risparmio nel sistema attuale sono minimi. "I costi amministrativi delle casse rappresentano meno del 5% dei premi. Il restante 95% è destinato direttamente alle prestazioni sanitarie. Anche ipotizzando un taglio del 20% sulle spese di gestione, l’effetto sui premi sarebbe di pochi decimi di punto percentuale". Per ottenere un reale contenimento dei costi, spiega il CEO di KPT, bisognerebbe intervenire sui settori più onerosi: "Serve agire sui prezzi delle prestazioni mediche e dei farmaci, non sulle casse malati".
Il 70% è favorevole
Le dichiarazioni di Harnischberg arrivano a pochi giorni dalla pubblicazione di un sondaggio condotto dall’istituto GFS Bern, nell’ambito di un’indagine sulla qualità delle cure oncologiche. Il dato emerso è significativo: circa il 70% degli intervistati si è detto favorevole all’introduzione di una cassa malati unica pubblica. Un segnale che mostra un certo malcontento nei confronti dell’attuale sistema, ma che si scontra con la realtà politica: il Parlamento federale ha infatti respinto di recente una proposta del Canton Ginevra in tal senso, e nelle urne il popolo svizzero si è già espresso chiaramente contro in più occasioni.
Bocciata 4 volte in 30 anni
Negli ultimi trent’anni, infatti, la cassa malati unica è stata bocciata ben quattro volte, l’ultima nel 2014, con il 61,5% dei voti contrari. Il dibattito, tuttavia, resta aperto. E il tema potrebbe tornare a infiammare l’agenda politica nei prossimi mesi, anche in vista dei rincari attesi per il 2025.