
Lo ha deciso con 16 voti a 9 la Commissione dell'economia e dei tributi del Consiglio nazionale (CET-N), favorevole ad adeguare la normativa in materia sulla scorta di un messaggio del Governo - tra l'altro contrario a questo cambiamento - che realizza una mozione del consigliere agli Stati Erich Ettlin (OW/Centro) approvata dal Parlamento. Secondo la commissione, precisa una nota governativa odierna, la legge federale concernente il conferimento del carattere obbligatorio generale al contratto collettivo di lavoro (LOCCL) dovrà stabilire che le disposizioni dei CCL che prevedono salari minimi inferiori a quelli fissati nelle leggi cantonali possono essere dichiarate di obbligatorietà generale.
Scontro su politica sociale
A parere della maggioranza della CET-N, fissare salari minimi cantonali che prevalgono su quelli previsti nei CCL dichiarati di obbligatorietà generale rappresenta un intervento unilaterale che mette a repentaglio la tradizione del partenariato sociale. Una minoranza pensa invece che lo strumento del CCL di obbligatorietà generale sia messo a rischio proprio dal progetto di legge. Oltre ad argomenti di politica sociale, la minoranza rammenta che i salari minimi sono stati confermati dal Tribunale federale come misura di politica sociale conforme alla Costituzione. La maggior parte di essi, inoltre, è legittimata da votazioni popolari, mentre i CCL dichiarati di obbligatorietà generale sono convenzioni di diritto privato.
Opposizione del CF
La maggioranza della commissione crede invece che la modifica di legge non contravvenga in alcun modo alla gerarchia delle norme e respinge, con 16 voti a 9, anche la proposta di rinviare il disegno al Consiglio federale affinché istituisca una base costituzionale per la nuova disposizione di legge. Il 13 di dicembre scorso il Consiglio federale ha presentato il messaggio alle Camere basato sulla mozione Ettlin, pur sottolineando che tale modifica legislativa violi a suo avviso l'ordinamento giuridico elvetico. Attualmente, spiegava il Governo, un CCL può essere dichiarato di obbligatorietà generale solo se non è contrario al diritto federale o cantonale. Ciò esclude tuttavia i salari minimi fissati in un CCL se inferiori a quelli stabiliti dalle leggi cantonali.
Compito dei Cantoni
Tale situazione è all'origine di una mozione - adottata dal Parlamento nel 2022 - del "senatore" Ettlin il quale, allo scopo di "proteggere" il partenariato sociale, ha chiesto una modifica di legge che desse la priorità ai salari minimi dei CCL di obbligatorietà generale. La modifica intrapresa dall'esecutivo introduce quindi la possibilità di dichiarare generalmente obbligatori i salari minimi dei CCL anche se sono inferiori a quelli fissati nelle leggi cantonali. Tuttavia, stando al messaggio, una tale modifica contravviene a vari principi dell'ordinamento giuridico svizzero poiché cozza contro il principio della ripartizione delle competenze tra Confederazione e Cantoni; spetta a quest'ultimi, infatti, adottare i salari minimi in materia di politica sociale. Per questo, l'esecutivo si dice contrario alla modifica di legge, alla luce anche dell'opposizione espressa da un'ampia maggioranza di Cantoni, gelosi della rispettiva competenza costituzionale di emanare salari minimi come misura di politica sociale.
La reazione di Unia
Pronta la reazione del sindacato Unia che in un comunicato spiega che la mozione approvata causerebbe "una riduzione degli stipendi nei rami a bassa retribuzione". Se il Parlamento dovesse accogliere il disegno di legge della Commissione dell'economia e dei tributi del Consiglio nazionale colpirebbe "i Cantoni di Ginevra e Neuchâtel, dove sono in vigore salari minimi", sostiene Unia, così come "i rami a bassa retribuzione come l'industria alberghiera e della ristorazione, il ramo delle lavanderie industriali o quello dei parrucchieri". Secondo il sindacato, il parare del CET-N mina "il potere decisionale del popola e la sovranità dei Cantoni" dato che "le disposizioni in materia di salari minimi sono state approvate dal popolo tramite votazioni. La mozione non rispetta i diritti popolari cantonali e la democrazia diretta". Unia auspica un intervento del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati per "fermare tutto ciò" affermando di "battersi contro tutto questo".
Anche il PS contrariato
Dello stesso parere di Unia anche il PS Svizzero che valuta la scelta del CET-N "un attacco frontale alla democrazia, al federalismo e a un importante strumento di lotta alla povertà". Il co-capogruppo della frazione socialista alle camere federali Samuel Bendahan si oppone con forza: “L’obiettivo dei salari minimi cantonali, approvati democraticamente in votazione popolare, è migliorare le condizioni di vita inaccettabili dei working poors. Se il centro-destra riuscirà ad imporsi, le persone continueranno a dover lavorare per salari più bassi, anche se i cantoni hanno il diritto di introdurre salari minimi legali basati sulla politica sociale al fine di prevenire la povertà lavorativa”, afferma. Anche Cédric Wermuth, co-presidente del PS Svizzero attacca il centro-destra: "Ancora una volta, il centrodestra si piega ai desideri delle associazioni padronali, questa volta anche contro il parere del Consiglio federale stesso e a spese di coloro che guadagnano già troppo poco", spiega in una nota.