Politica
Consiglio degli Stati: "concessionarie svizzere vanno tutelate meglio"
Ats
21 ore fa
Lo ha stabilito oggi con 35 voti contro 6, approvando una mozione del consigliere nazionale Niklaus-Samuel Gugger (PEV/ZH).

Il mercato automobilistico elvetico va tutelato meglio dalle pressioni esercitate dai produttori internazionali. Lo ha stabilito oggi, con 35 voti contro 6, il Consiglio degli Stati, approvando una mozione del consigliere nazionale Niklaus-Samuel Gugger (PEV/ZH), che chiede di modificare la legge sui cartelli per evitare l'introduzione unilaterale del modello delle agenzie nel settore.

La palla ora al Consiglio federale

L'atto parlamentare era stato approvato dalla Camera del popolo lo scorso anno e passa dunque ora in mano al Consiglio federale. Le case automobilistiche internazionali intendono modificare il loro modello di distribuzione così da impedire la concorrenza intrabrand a livello nazionale e transfrontaliero tra le concessionarie, ha spiegato Hannes Germann (UDC/SH). Allo stesso tempo, vogliono eliminare la libertà imprenditoriale degli oltre 5'000 concessionari svizzeri (PMI) sostituendo, contro la loro volontà, modelli di distribuzione comprovati con contratti di agenzia. "I produttori raggiungono il loro obiettivo introducendo un modello di agenzia o di vendita diretta nella distribuzione degli autoveicoli senza che la legge svizzera sui cartelli si applichi alle relazioni commerciali tra produttori/importatori e concessionarie, i quali non sono più protetti dal potere di mercato delle case automobilistiche", ha aggiunto Pascal Broulis (PLR/VD).

L'opposizione di Parmelin

Secondo il consigliere federale e "ministro" dell'economia Guy Parmelin "obbligare un'azienda a mantenere un sistema di distribuzione esistente equivale a introdurre un obbligo contrattuale di ampia portata". A nome dell'esecutivo, Parmelin si è opposto ad una regolamentazione simile, la quale "non solo costituirebbe ad una forte ingerenza nella libertà economica e contrattuale sancita dalla Costituzione, ma rappresenterebbe anche un notevole impedimento all'innovazione". Inoltre, visto il divieto di risoluzione dei contratti che comporterebbe, "non favorirebbe la collaborazione con rivenditori indipendenti qualora si instaurasse un nuovo sistema di distribuzione", ha aggiunto il vodese. Di conseguenza, "sarebbe diametralmente opposta ai principi del diritto privato e a quelli del diritto della concorrenza".