Svizzera
Dimissioni Süssli e Dussey, Esercito e SIC al centro di critiche e polemiche
Entrambi dimissionari, il capo dell'esercito Thomas Süssli e il capo degli 007 svizzeri Christian Dussey hanno dovuto affrontare diverse critiche riguardanti la gestione dei loro rispettivi settori.

Le dimissioni del capo dell'esercito Thomas Süssli arrivano un mese dopo quelle della consigliera federale Viola Amherd, responsabile del Dipartimento federale della difesa (DDPS). Il 58enne è in carica dal 2020 e il suo mandato è stato segnato da numerose polemiche. Anche il partente direttore del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) Christian Dussey, in funzione da meno di tre anni, non è stato risparmiato dalle critiche per la profonda riorganizzazione del servizio. Dopo l'annuncio delle loro dimissioni, l'agenzia Keystone-ats ha ripercorso i principali problemi che hanno dovuto affrontare nella gestione dei loro rispettivi servizi. 

200 soldati per una missione di pace in Ucraina

La scorsa domenica Süssli ha dichiarato al SonntagsBlick che l'esercito svizzero potrebbe mettere a disposizione 200 soldati per una missione di pace nella zona di confine tra Ucraina e Russia entro nove o dodici mesi, in caso venisse concordata una tregua tra i due belligeranti. Affermazioni che hanno provocato reazioni di alcuni politici: hanno in particolare ritenuto che uscisse dal suo ruolo e che si trattasse di una decisione politica e non militare. Süssli ha ripetutamente invocato nei media una maggiore collaborazione con la NATO che gli è valsa critiche da parte della sinistra e dell'UDC.

Ritardi per progetti di armamento e informatici

Alla fine del 2024, la Delegazione delle finanze del Parlamento ha lanciato l'allarme, ritenendo che sette grandi progetti di armamento e informatici, del costo stimato di 19 miliardi di franchi, erano a forte rischio di ritardi. Il Controllo federale delle finanze ha inoltre recentemente segnalato una gestione "insoddisfacente" dell'ordine di droni israeliani da parte dell'esercito. Dossier "caldi" sui quali Amherd e Süssli hanno finalmente comunicato, riconoscendo i ritardi, aspettative di base troppo elevate, una complessità sottovalutata e "svizzerizzazione".

Finanze tese

Nel 2024, anno presidenziale di Viola Amherd, la situazione finanziaria dell'esercito ha fatto più volte notizia. Nel caso del "buco" di diversi miliardi nelle casse dell'esercito, la comunicazione non ha funzionato. Mandato a spiegarsi davanti ai media, Süssli, ha fatto riferimento a una mancanza di liquidità dell'esercito, prima di essere contraddetto dalla ministra della difesa. Il capo dell'esercito aveva anche chiesto ripetutamente nei media fondi supplementari e domandato pubblicamente di aumentare il numero degli effettivi dell'esercito. Süssli ha dovuto anche riconoscere che l'esercito svizzero deve fare sforzi per combattere meglio la discriminazione e la violenza sessualizzata. "I risultati dello studio mi hanno spaventato", aveva detto allora il capo dell'esercito, ammettendo che il fenomeno non è nuovo. Ora sono state annunciate misure.

Percorso atipico di Süssli

Ex banchiere e informatico, Süssli ha un percorso atipico: originario di Wettingen (AG), ha svolto un apprendistato come laboratorista in chimica. Dopo la formazione come ufficiale e un impegno all'Onu in Namibia, Süssli si è trasferito a Basilea per lavorare nel settore informatico presso la Società di Banca Svizzera. Ha seguito diverse formazioni e ottenuto l'Attestato federale di capacità (AFC) di analista programmatore, l'attestato professionale federale di informatico di gestione e il diploma di analista finanziario. Dopo aver conseguito l'Executive Master of Business Administration, ha intrapreso una carriera bancaria, lavorando per UBS, Bank Vontobel e Credit Suisse. Dal 2001 al 2007 ha diretto una società a Zurigo di cui era comproprietario (IFBS) e ha lavorato anche a Londra e Singapore. Come ufficiale di milizia, Süssli ha comandato una compagnia sanitaria e un battaglione ospedaliero. Nel 2008 è entrato nello stato maggiore di una brigata logistica che ha comandato dal 2015. Nel 2018 è è stato designato capo della Base d'aiuto alla condotta, con promozione al grado di divisionario, prima di assumere le redini dell'esercito nel 2020.

Riorganizzazione al SIC ha fatto scorrere fiumi di inchiostro

Christian Dussey, nato nel 1965 a Sion, ha assunto l'incarico di capo del SIC il primo aprile 2022. In precedenza è stato ambasciatore della Svizzera in Iran. Appena insediato, Dussey ha avviato una profonda riorganizzazione del servizio. Una trasformazione indispensabile a causa della rapida evoluzione degli aspetti ibridi delle guerre e delle crisi attuali, dei progressi tecnologici e dell'arrivo di una nuova generazione di dipendenti con grandi aspettative nei confronti del proprio datore di lavoro.

Nel 2022, il SIC ha registrato un numero di licenziamenti quasi triplo rispetto al solito. Tra le misure di riorganizzazione, i membri della direzione del SIC hanno dovuto ripresentare la propria candidatura se volevano mantenere il proprio posto di lavoro, una misura che ha suscitato una certa sorpresa. Anche un sondaggio sul personale ha fatto scalpore. Un giornale domenicale svizzerotedesco ha riferito che i dipendenti si sono lamentati di mobbing, capacità di leadership inadeguate, processi di lavoro inefficienti, scarsa cultura dell'errore e incapacità di prendere decisioni in tempo. Problemi anche rilevati dall'autorità di vigilanza del SIC, che ha parlato di "alcune carenze gravi" e ha espresso preoccupazione per l'elevato turnover del personale in un settore sensibile e sottoposto a pressione. Dussey aveva allora descritto i risultati del sondaggio "preoccupanti" in una nota interna. L'indagine sul personale si è svolta in un momento in cui diversi aspetti della trasformazione erano ancora in corso, il che ha causato insicurezza tra i dipendenti, si è difeso anche il SIC.

Questi fattori hanno portato i politici a temere che la riorganizzazione si sia compiuta a scapito dell'antiterrorismo e del controspionaggio. Secondo la NZZ, diverse forze di polizia cantonali hanno lamentato un'informazione "insufficiente" da parte del SIC. Un punto respinto da Dussey. Lo stesso direttore aveva chiesto nei media di aumentare il personale, insistendo sul fatto che i dipendenti erano esausti per l'aumento del carico di lavoro, dato il contesto di crisi internazionale con la guerra in Ucraina e il forte aumento dei rischi di spionaggio in particolare.