Possono arrivare già montate e arredate, vengono poggiate su un basamento che funge da fondamenta e, a seconda del modello, possono essere trasportate in giro su gomma o restare fisse. Sono le tiny house, micro case da 20-30 m2 che dopo aver conquistato gli Stati Uniti, si stanno diffondendo anche alle nostre latitudini. In Appenzello Esterno è stato costruito il primo villaggio di Tiny House della Svizzera orientale. Micro-case, certo, ma complete di tutto e appositamente progettate per sfruttare al meglio una metratura compattissima. E in un Paese come il nostro, dove affitti e costi d’affitto crescono di anno in anno, soluzioni come queste potrebbero trovare terreno fertile. A crederci è la cooperativa "Il Giardino", che ha Preonzo ha previsto l’installazione di 11 piccole unità abitative, in un’ottica di cooperazione abitativa. “Il fenomeno si sta diffondendo a macchia d’olio in tutto il mondo”, ci conferma Giuseppe Di Pierri, co-fondatore della cooperativa abitativa, proseguendo dicendoci di aver sentito in Ticino c’è già qualcuno che sta lavorando in questo settore, “ma già in altre parti della Confederazione si sta investendo parecchio, in particolare nella Svizzera Interna, anche perché in quelle zone gli affitti sono davvero altissimi”.
Microcase fanno rima con microprezzi?
Ma micro-case significa anche microprezzi? Davvero queste soluzioni potrebbero essere una soluzione per chi oggi non riesce ad acquistare una casa di proprietà, o comunque vuole ridurre radicalmente l’affitto? “Secondo me sì”, conferma sempre Di Pierri. “E questo per diverse ragioni. La prima è il fatto che possiamo comprare una casa senza un capitale iniziale elevato; la seconda riguarda l’affitto, decisamente meno oneroso per via degli spazi ristretti”. Per il co-fondatore della cooperativa le microcase sono una soluzione molto interessante sia per i giovani che per gli anziani, “in quanto non necessitano di così tanto spazio”. Ma a livello di costi? Conviene davvero? “Nel nostro caso i costi di una tiny house si aggirano attorno ai 3'500 franchi al metro quadro, quindi non si allontanano troppo da una casa normale. Tuttavia noi abbiamo standard molto elevati”. Il problema principale a livello finanziario riguarda però il terreno: “se io acquisto una casa normale serve un terreno, e questo costo impatta in maniera importante sul costo al m2. Con una tiny house il terreno anziché acquistarlo è possibile affittarlo per un determinato tempo, finché il proprietario del lotto lo concede. In questo senso è più economico”.
Un fenomeno antico
Queste casette possono infatti essere anche trasportate su ruota. Quale, dunque, la differenza rispetto a una roulotte o un camper? “Sta nel fatto che una tiny house può essere fissa, mentre una roulotte o un camper no. Qui si parla di abitazioni riscaldate e confortevoli. In ogni caso, se si vuole sostare per più di tre mesi in un determinato posto è necessario fare una domanda di costruzione, proprio come per una casa normale”. È quindi imperativo – per stare oltre i tre mesi – ottenere una licenza edilizia vera e propria. Ma nel tempo queste soluzioni mantengono o perdono valore? “Acquistando una casa normale, questa dopo 10 anni varrà di più. Non è così per le tiny house, dove c’è il rischio che perda valore come accade con le automobili. È chiaro che non si tratta di una macchina, che appena la si acquista ha già perso il 30% del suo valore”. Insomma, comprare un tiny house significa proprio sposare una filosofia di vita diversa. La casa diventa un mezzo transitorio ed essenziale, eco-sostenibile e accessibile in una vita sempre più mobile. E che, infine, non sono così lontane dalla tradizione abitativa svizzera. “Le case più antiche della Svizzera hanno oltre mille anni, ed erano già delle micro case, perché si viveva in spazi piccoli sia per mantenere il calore sia perché costava meno costruirle e non si avevano i macchinari di oggi. Non è quindi una novità americana, ma l’attuale situazione globale ci invita a ridimensionarci”, ha concluso Di Pierri.