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Gennaio pazzerello, dalle temperature record alle prime fioriture dei noccioli
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Redazione
23 giorni fa
Al posto del freddo invernale, gennaio ha visto due periodi molto miti con temperature da record. Attorno alla metà del mese, un lungo periodo di tempo stabile ha garantito condizioni ideali per gli sport invernali in montagna. Verso la fine del mese in montagna è caduta molta neve fresca, soprattutto a sud delle Alpi.

Con le misurazioni di MeteoSvizzera - aggiornate al 29 gennaio - la temperatura media a livello nazionale si aggira attorno ai -0,8°C, pari a 1,5 °C oltre la norma 1991-2020 e superiore di 2,7°C rispetto al periodo 1871-1900. Sul versante nord alpino - sopra i 1’000 metri di quota - l’anomalia del primo mese dell’anno ha raggiunto +1,7 °C, mentre sotto i 1’000 m si è fermata a +1,4 °C. La temperatura media mensile del versante sud alpino è invece stata di 1,1 °C superiore alla norma. Con una temperatura media superiore alla media pluriennale di 1,9 e 1,2 °C, Ginevra e Lugano hanno registrato rispettivamente il settimo e il nono mese di gennaio più caldo da quando sono iniziate le misurazioni nel 1864.

Un inizio mese decisamente mite

La prima decade di gennaio è stata caratterizzata dalla variabilità meteorologica e, dal 5 al 10 gennaio, da un clima persistentemente molto mite sul versante nord delle Alpi, nel Vallese e nei Grigioni. In queste regioni la temperatura media giornaliera è risultata da 4 a 7 °C superiore alla norma 1991-2020, mentre le singole stazioni di misura hanno registrato anche valori da 8 a 11 °C superiori alla norma. Il 5 e 6 gennaio l’aria mite proveniente da ovest e sudovest e la conseguente situazione di favonio da sud hanno infatti portato a temperature insolitamente elevate. Sette stazioni di misura hanno registrato uno dei dieci valori più alti per gennaio della temperatura media giornaliera dall'inizio delle misurazioni. Adelboden ha registrato la terza temperatura media giornaliera più elevata con 10,3 °C, Vaduz la quinta con 14,4 °C. Altre cinque stazioni hanno poi misurato fra la quinta e la decima temperatura massima giornaliera più alta dall’inizio delle misure. I valori più elevati registrati dalla rete di misurazione di MeteoSvizzera sono stati registrati con il favonio a Vaduz con 16,6 °C il 5 gennaio (alle ore 23:00) e con 16,7 °C il 6 gennaio (alle ore 12:30). Tuttavia, questi valori non rientrano fra i dieci più elevati mai misurati in questa località.

Soleggiato in montagna e al Sud, grigio e nebbioso al Nord

Dall'11 al 18 gennaio un prolungato periodo di alta pressione ha inoltre determinato un soleggiamento abbondante nelle zone montane e sul versante meridionale delle Alpi. Anche i due giorni successivi con il favonio da sud sono stati soleggiati in molte località montuose, mentre a sud delle Alpi dominava la nuvolosità da sbarramento. Al Sud il tempo è stato di nuovo soleggiato dal 22 gennaio. Alle basse quote del versante nordalpino, dall'11 al 14 gennaio il tempo è stato soleggiato o abbastanza soleggiato. Successivamente, fino al 21 gennaio, ha prevalso la nebbia o la nebbia alta, che non si è dissipata nemmeno di pomeriggio, con temperature medie giornaliere rimaste per lo più da 2 a 5 °C al di sotto della norma 1991-2020.

Record di caldo in molte regioni

Dal 24 al 27 gennaio l’aria estremamente mite è poi fluita nuovamente da sudovest verso la Svizzera, dando luogo ad una rinnovata situazione di favonio da sud. A nord delle Alpi e in Vallese la temperatura massima giornaliera ha raggiunto i 14-16 °C.  Sul Lago di Ginevra, nella Svizzera nordoccidentale e nordorientale sono stati registrati da 16 a 18 °C. Il valore più alto della rete di misurazione di MeteoSvizzera durante questo periodo estremamente mite, pari a 18,3 °C, è stato registrato il 25 gennaio a Vaduz con il favonio.  Sul versante meridionale delle Alpi, invece, le massime hanno toccato i 10 - 12 °C. Le condizioni molto miti hanno inoltre portato a registrare una delle cinque temperature massime giornaliere più alte per il mese di gennaio dall'inizio delle misurazioni in 19 stazioni di misurazione, soprattutto nelle zone a nord delle Alpi. Nuovi record di gennaio sono stati stabiliti a Ginevra (18,1 °C), Nyon (17,7 °C), Pully (15,6 °C), Payerne (15,7 °C), Glarona (17,6 °C) e San Gallo (16,2 °C).

Oltre 1 metro di neve a San Bernardino in pochi giorni

Durante il periodo di favonio da sud, dal 24 al 27 gennaio e il successivo passaggio del fronte freddo, sulle montagne del versante meridionale delle Alpi è caduta molta neve fresca. A San Bernardino, a 1’640 m, il manto nevoso è aumentato da circa 50 cm a oltre 110 cm. È stata la seconda forte nevicata di gennaio sulle montagne del versante meridionale delle Alpi. Durante la situazione di sbarramento del 5 e 6 gennaio, il manto nevoso nella località sciistica grigionese è salito da meno di 10 cm a poco meno di 60 cm. Le forti precipitazioni del 27 e 28 gennaio hanno inoltre causato un aumento significativo dei totali mensili rispetto alla norma 1991-2020 su un'ampia area. Fino al 20 del mese, tuttavia, le precipitazioni totali risultavano inferiori alla norma nella maggior parte delle regioni, soprattutto nella regione del San Gottardo e nei Grigioni.

Fioritura del nocciolo nella norma

In base alla media trentennale dal 1991 al 2020, i primi amenti di nocciolo iniziano a fiorire in Ticino intorno a metà gennaio e sul versante nordalpino tra il 20 gennaio e l'inizio di febbraio. La fioritura generale dei noccioli inizia mediamente alla fine di gennaio in Ticino e nella prima metà di febbraio sul versante nord delle Alpi. Ad oggi, solo una stazione di misurazione ticinese ha segnalato la fioritura dei primi amenti di nocciolo il 17 gennaio, mentre non ci sono ancora segnalazioni fenologiche sul nocciolo a nord delle Alpi. A partire dal 10 gennaio in Ticino è stato possibile misurare regolarmente basse concentrazioni di polline di nocciolo, mentre sul versante settentrionale delle Alpi il polline di nocciolo è stato rilevato a partire da metà gennaio. Durante il mite fine settimana del 25/26 gennaio, le concentrazioni sono salite su livelli moderati, il che dimostra che i primi amenti di nocciolo hanno rilasciato polline.

 

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