Zurigo
Gli attivisti di Campax protestano contro Federer e il brand On
© Campax
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Redazione
un anno fa
Mercoledì pomeriggio alcuni attivisti di Campax hanno organizzato un'azione in segno di protesta contro il marchio produttore di scarpe On davanti al suo flagship store di Zurigo. Un (finto) Roger Federer siede davanti a una macchina da cucire, ricoperto di sangue.

La polemica contro il marchio svizzero produttore di scarpe On e il suo ambasciatore e azionista Roger Federer continua. Come riportato da diversi media locali, un gruppo degli attivisti di Campax ha organizzato un'azione di protesta davanti al flagship store di Zurigo nel pomeriggio di mercoledì: il (falso) tennista siede davanti a una macchina da cucire, ricoperto di sangue (finto). Un'immagine forte e simbolica che porta alla luce la controversia, emersa da un'indagine di K-Tipp lo scorso mese, legata ai larghi profitti del marchio a fronte dell'irrisorio costo di produzione in Vietnam. 

Una petizione online

Campax ha lanciato dunque una petizione online per dei salari equi e maggiore trasparenza nella filiera produttiva di On. Infatti, come ricordano gli attivisti, secondo Public Eye un sarto vietnamita è retribuito dai 120 ai 170 franchi al mese, una cifra che non basta per sopravvivere. La polemica è alimentata dal fatto che il marchio (dove un membro del management guadagna 7.600 volte di più dei produttori) si definisce un'azienda sostenibile, e di recente ha annunciato che a partire dal 2025 i principali fornitori del Paese asiatico saranno pagati con dei salari “dignitosi”. Stando all'Asian Floor Wage Alliance, come riporta Campax, il salario "dignitoso" per i fornitori ammonta a 450 franchi al mese. Per contro il brand afferma che i sarti possono guadagnare fino a 260 franchi al mese (tenendo conto delle indennità speciali e il pagamento degli straordinari). Gli attivisti chiedono dunque all'azienda di essere trasparenti riguardo al loro piano per raggiungere questo "salario dignitoso".

L'appello a Federer

Campax ricorda anche il coinvolgimento dell'ex tennista, che ha portato maggiore popolarità e pubblicità al marchio, che per questo può permettersi di avere dei prezzi così alti. Gli attivisti fanno quindi anche appello alla "responsabilità del signor Federer" per "pagare salari equi e di renderli pubblici in modo trasparente".