Svizzera
Gli imprenditori insorgono: "Basta divieti, lo stato ci tratta come bambini"
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Ats
8 giorni fa
Le immagini della campagna, lanciata da diverse associazioni, mostrano persone adulte a cui viene ficcato in bocca un cuccio, in relazione a vari soggetti che possono essere i divieti degli orsetti gommosi e di altri dolciumi.

"Non sono un bambino": con questo slogan diverse associazioni imprenditoriali svizzere hanno lanciato una campagna per mettere in guardia contro uno Stato considerato troppo invasivo, che interferisce nella vita dei suoi cittadini imponendo divieti laddove in realtà non servirebbero. "Con questa iniziativa vogliamo avviare una discussione per capire dove le regole statali hanno senso e dove invece degenerano eccessivamente nel paternalismo", afferma in un'intervista pubblicata oggi dal Tages-Anzeiger (TA) Urs Furrer, direttore dell'Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM), una delle diverse organizzazioni (fra di esse per esempio Commercio Svizzero, Swiss Retail Federation e Gastrosuisse, ma anche editori come Ringier) che sostengono l'idea.

La campagna

I manifesti e le inserzioni sono caratterizzati dall'immagine di persone adulte a cui viene ficcato in bocca un cuccio, in relazione a vari soggetti che possono essere i divieti degli orsetti gommosi e di altri dolciumi, delle auto in città, della pubblicità su suolo pubblico o della carne. "L'orsetto gommoso illustra bene il problema", argomenta Furrer, "Nello specifico si tratta della proibizione di pubblicizzare prodotti contenenti zucchero. Tali divieti limiterebbero in modo massiccio la pubblicità degli orsetti gommosi, ad esempio. L'Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria ha dei piani in tal senso". Però - ribatte il giornalista del quotidiano zurighese - è stato dimostrato che lo zucchero è dannoso, soprattutto per i bambini, quindi una limitazione della pubblicità sarebbe nel loro interesse. "Proprio qui sta il problema: è estremamente difficile tracciare un confine", ribatte il giurista. "Prendiamo di nuovo l'esempio delle caramelle gommose; sono consumate da bambini e adulti. Quando faccio pubblicità, non mi rivolgo solo ai bambini. La pubblicità è destinata alle persone che decidono cosa comprare, per lo più adulti".

"Valutare dove le regole sono sensate e dove no"

"Stiamo parlando di prodotti alimentari. Il caso di un pasticcere che pubblicizza un coniglietto pasquale o che organizza una sessione di modellazione del cioccolato per i bambini è diverso che fare réclame per una sigaretta. Naturalmente abbiamo bisogno di regole, ma dobbiamo valutare attentamente dove sono sensate e dove no. Dove finisce la regolamentazione ragionevole e dove inizia il paternalismo?". Un buon esempio "è il piano di protezione del clima della città di Zurigo", spiega il giurista. "Il progetto prevede che il consumo di carne venga ridotto a 330 grammi a settimana per persona, con campagne di sensibilizzazione e servizi di consulenza da parte dello stato". Questo "è spingersi troppo in là: non si tratta più di educazione, ma di controllare il comportamento alimentare. Per me questo è un chiaro esempio di paternalismo".

"Mettere in guardia dagli eccessi"

Secondo il direttore dell'USAM - in carica da inizio maggio 2024 - l'intervento dello Stato ha per contro senso nella vendita di alcolici o tabacco ai minori. "Questo deve essere vietato, è indiscutibile. Ma le questioni specifiche sorgono quando si tratta di pubblicità: anche se il popolo ha deciso una restrizione, ci sono sempre esagerazioni quando si tratta di attuarla. Ed è proprio da questi eccessi che vogliamo mettere in guardia con la nostra campagna". Il tema di un eventuale divieto di pubblicità nella città di Zurigo sarà esaminato dal consiglio comunale nei prossimi due anni, nell'ambito di un processo decisionale democratico, ricorda il cronista di TA: è una forma di paternalismo questo? "I risultati di un processo democratico vanno ovviamente rispettati. Ma in una democrazia è altrettanto legittimo e necessario sottolineare gli sviluppi che si vedono in modo critico. Anche questo fa parte del discorso democratico: discutere, commentare e richiamare l'attenzione sulle possibili conseguenze negative. Ciò è esattamente lo scopo di questa campagna".

"Nanny state"

Ma non è forse anche una forma di paternalismo raffigurare i cittadini come bambini e instillare in loro una sfiducia nello Stato? "La metafora del bambino si riferisce all'espressione 'nanny state', ovvero uno Stato che tratta i suoi cittadini come neonati", risponde l'intervistato. "E questo è esattamente ciò che sta accadendo sempre più spesso oggi. I cittadini non sono visti come esseri responsabili, ma come qualcuno a cui bisogna insegnare la strada giusta dalla culla alla tomba. Questa idea contraddice il concetto di base liberale e liberista". Ma ogni cittadino è sufficientemente informato, istruito e responsabile per prendere la decisione migliore per sé e per la società in ogni situazione? "Controdomanda: lo Stato e l'amministrazione sono davvero qua per indicare a tutti noi la decisione migliore - qualunque essa sia - sempre e ovunque e per farcela accettare? Sono dell'opinione che questo sarebbe andare troppo oltre", conclude Furrer.

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