Svizzera
Greenpeace chiede maggiore protezione degli oceani
immagine Shutterstock
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Keystone-ats
3 anni fa
Un gruppo di manifestanti ha allestito una replica di una draga per denunciare le conseguenze catastrofiche per la biodiversità oceanica causate dall’estrazione di metalli preziosi dai fondali marini. Dall’altro lato c’è però forte pressione sull’Autorità internazionale da parte delle industrie estrattive per ottenere diritti di sfruttamento

La replica di una draga utilizzata per “raschiare” il fondo marino a caccia di metalli preziosi per l’industria è stata allestita oggi sulla Piazza federale da Greenpeace quale monito per politici e passanti affinché si faccia di più per proteggere gli oceani. Quattordici attivisti hanno iniziato ad installare il manufatto lungo sei metri, alto cinque e largo 2,5 prima dell'alba. Stando a quanto notato da un fotografo di Keystone-Ats presente sul posto, la polizia ha interrotto l'azione poco dopo.

Replicata una draga da quattro tonnellate
Mentre la replica pesa solo quattro tonnellate, l'escavatrice vera pesa cento volte di più. Questo macchinario viene utilizzato per estrarre dai fondali marini noduli metallici che contengono manganese, cobalto e nichel a più di 4000 metri di profondità. Promuovere l’industria estrattiva in ecosistemi incontaminati avrebbe conseguenze “catastrofiche” per la biodiversità degli oceani, stando a una nota odierna di Greenpeace. Il Consiglio federale deve quindi impegnarsi per una moratoria riguardante questo tipo di attività.

Pressioni sull’Autorità internazionale
Grandi società attive nel settore della materia prime, tra cui figurano aziende elvetiche, stanno facendo pressioni sull'Autorità internazionale per i fondali marini al fine di ottenere il diritto di sfruttare i fondali oceanici. Secondo l'Ong, le prime licenze potrebbero venir concesse già nel 2023; una società basata a Friburgo sta già pianificando spedizioni di prova, secondo Greenpeace. L’organizzazione ambientalista chiede anche al governo di lavorare per un accordo “ambizioso” destinato alla protezione delle zone d’alto mare. Dal 2017, l’Onu sta negoziando un'intesa su questo tema. Le trattative finali si svolgeranno a New York in marzo con anche una presenza elvetica.

Nessuna chiara posizione da parte del Consiglio federale
Purtroppo, lamenta Greenpeace, il Consiglio federale non ha ancora una posizione chiara su questo dossier; non dimostra un chiaro impegno a tutela delle aree marine protette dallo sfruttamento industriale, né si adopera granché per una regolamentazione rigorosa di tutte le forme di sfruttamento all'esterno delle aree marine protette, stando alla nota.

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