Tra pochi giorni, il 24 febbraio, sarà passato un anno dall’invasione russa dell’Ucraina. Dodici mesi di tensioni geopolitiche che rappresentano una grande sfida anche per le aziende svizzere. Quali sono le conseguenze di questa situazione per le realtà elvetiche? A questa domanda ha cercato di rispondere un sondaggio che ha coinvolto 650 imprese di varie dimensioni. “Le tensioni geopolitiche possono sembrare lontane, ma riguardano anche le Piccole e Medie Imprese (PMI) svizzere a livello del loro operato quotidiano”, ha spiegato a Ticinonews Sara Carnazzi-Weber, responsabile dell’analisi politico-economica per Credit Suisse. “Gli effetti di questa situazione si presentano su diversi livelli perché sappiamo che le ditte elvetiche sono legate all’estero per fornitori, clienti o anche a livello di filiali e investitori se parliamo di realtà più grandi”.
Attività rimpatriate
Con la guerra scoppiata a ridosso della pandemia “le aziende svizzere hanno aumentato la quota di partner residenti nei paesi limitrofi, ma abbiamo anche notato una tendenza al rimpatrio delle attività in Svizzera, parziali o anche totali”, ha precisato Carnazzi-Weber. “Questo fenomeno riguarda una realtà su tre”. Per quanto riguarda l’incremento dei prezzi di materie prima ed energia, invece "abbiamo visto che la maggior parte delle imprese elvetiche ha deciso di ripercuotere i costi sui clienti, in particolare per quanto riguarda le PMI".
Neutralità e sanzioni, le conseguenze
"La neutralità è un elemento fondamentale nell'immagine delle aziende svizzere, questo ci è stato confermato dal 75% delle aziende interpellate. Inoltre abbiamo notato come la ripresa da parte di Berna della sanzioni decise dall'Unione europea contro la Russia abbia portato a reazioni negative da parte dei partner commerciali per il 40% delle realtà da noi contattate".
Dalla crisi nascono anche delle possibilità
Non tutto è negativo però. "È stato interessante notare come per sei aziende su dieci negli ultimi tre anni siano emerse anche nuove opportunità, nuove possibilità di fare affari. Questo è un aspetto positivo", ha concluso Sara Carnazzi-Weber.