I provvedimenti restrittivi per arginare il coronavirus vanno revocati subito. Lo chiede un’alleanza di organizzazioni economiche, spalleggiate da esponenti dei partiti di centro destra (Alleanza del Centro, PLR e UDC) secondo cui tali misure non sono più né economicamente né socialmente ragionevoli. Ulteriori provvedimenti restrittivi non sono più adeguati per influenzare l’evoluzione epidemiologica o la situazione negli ospedali, hanno indicato oggi davanti ai media l’associazione che riunisce i centri fitness e salute della Svizzera, la Federazione dell’albergheria e della ristorazione svizzera (GastroSuisse), l’associazione nazionale di settore che rappresenta le preoccupazioni dell’industria delle comunicazioni in diretta (EXPO EVENT Swiss LiveCom) e l’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM).
Via il telelavoro, così come quarantene e isolamenti
Quarantene e isolamenti, così come anche l’obbligo del telelavoro, vanno revocati, ha affermato il direttore dell’USAM Hans-Ulrich Bigler. È ora, a suo avviso, che il Consiglio federale prenda la situazione in mano e si sbarazzi della Task Force Covid-19. L’emorragia di fatturato per certi settori, come quello dei centri fitness, ma anche della gastronomia, è importante, ha spiegato.
Il certificato Covid è sproporzionato
Stando a diversi oratori, l’obbligo del certificato Covid è, nella situazione attuale, del tutto sproporzionato e non fa che dividere la popolazione. Molti settori dell’economia e la popolazione stanno soffrendo le pene dell’inferno a causa delle restrizioni e il certificato, come è stato provato, non proteggere da un’infezione. Nonostante la diffusione della variante Omicron del coronavirus, il sistema sanitario non è sovraccarico, ha spiegato la consigliera nazionale Daniela Schneeberger (PLR/ZH). Il numero di pazienti malati di Covid in unità di terapia intensiva è calato bruscamente e continuerà a diminuire. Non ci sono praticamente pazienti che devono essere trattati per la variante Omicron, ha puntualizzato.
Istituire un “Freedom Day”
Anche la Svizzera, come la Gran Bretagna, dovrebbe stabilire un “Freedom Day” (giorno della libertà) che segni la fine delle misure, ha affermato Casimir Platzer, presidente di GastroSuisse, secondo cui il Consiglio federale deve finalmente ottemperare ai propri doveri economici, indennizzando i settori duramente colpiti dalla pandemia e dalla restrizioni.
Settore gastronomico e della ristorazione in perdita
Gastronomia e ristorazione registrano cali di fatturato che vanno dal 50 al 70%, per non parlare dei 30 mila collaboratori persi e delle ripercussioni negative su tutta la filiera a valle a monte del settore, ha affermato Platzer. Per 23 mesi, ha aggiunto, ci siamo comportati come bravi “soldatini”, giocando anche a fare i poliziotti, applicando le misure restrittive affinché nei nostri locali venisse limitata la diffusione del virus. Ma adesso “basta” con queste misure sproporzionate che creano allarmismo e rendono insicura la popolazione: la gente ha bisogno di andare al bar, al ristorante, di ritornare a vivere insomma, ha sottolineato il presidente di GastroSuisse.
Le restrizioni decise dal Consiglio federale
Il 19 gennaio, il Consiglio federale ha deciso una proroga dei provvedimenti restrittivi: le regole attinenti quarantene e lavoro da remoto valgono fino a fine febbraio, mentre le altre misure fino a fine marzo (2G e 2G+ per determinate attività al chiuso, obbligo della mascherina, regola del 3G per manifestazioni all’aperto e restrizioni per le riunioni private). Il 2 febbraio, il Consiglio federale intende ritornare sul tema e decidere su possibili allentamenti.
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