Nel 2024 i salari nominali in Svizzera sono aumentati dell'1,5% rispetto all'anno precedente: è l'ultima stima pubblicata oggi dell'Ufficio federale di statistica (UST). Il dato potrebbe essere lievemente superiore a quello dell'inflazione, dopo anni di perdita di potere d'acquisto in misure tali che non si vedevano da 80 anni. Dopo ogni trimestre i funzionari di Neuchâtel pubblicano valutazioni provvisorie per l'insieme dell'economia svizzera basate su dati cumulati delle buste paga. Il dato dell'1,5%, diffuso oggi dopo il terzo trimestre, è più alto di quelli ipotizzati dall'UST superati rispettivamente i primi tre e i primi sei mesi dell'anno, che erano rispettivamente del +0,6% e del +1,1%.
Lieve aumento del potere d'acquisto
Se le previsioni dell'Ufficio di statistica si riveleranno corrette, concretamente questo significa che i lavoratori in Svizzera potrebbero beneficiare di un lieve aumento del potere d'acquisto: le principali autorità, i maggiori istituti e le più grandi banche elvetiche (Segreteria di Stato dell'economia, Banca nazionale, KOF, UBS, Fondo monetario internazionale, ecc.) prevedono infatti che quest'anno l'inflazione si attesterà a valori compresi fra l'1,1% e l'1,3%. Va peraltro sempre ricordato che nel dato ufficiale del rincaro non sono compresi i premi delle casse malati, una delle principali voci di uscita delle famiglie.
Una svolta
Quella che sembra prospettarsi, seppur timida, potrebbe comunque rappresentare una svolta: negli ultimi anni infatti i salari reali erano calati anche in modo drastico, malgrado una disoccupazione molto bassa e le lamentele delle aziende che denunciavano una penuria di manodopera qualificata. Concretamente, nel 2023 i prezzi al consumo erano saliti del 2,1%, mentre gli stipendi erano avanzati dell'1,7%: i salari reali sono quindi scesi dello 0,4%. Ancora peggio - nell'ottica dei lavoratori - era andata nel 2022: il rincaro si era attestato al 2,8%, le buste paghe erano salite dello 0,9%, con una contrazione delle remunerazioni reali quindi pari all'1,9%: per i dipendenti ciò si era tradotto nella più grave perdita di potere d'acquisto dai tempi della Seconda guerra mondiale, precisamente dal 1942, quando i salari reali scesero del 4,5%. E la contrazione di quell'anno faceva seguito a quella già marcata del 2021, pari al -0,8% (inflazione +0,6%, compensi nominali -0,2%), che era stata la più forte dal 1979 (quando si registrò -1,5%).