Svizzera
Il Comitato di Egerkingen deve ritirare i manifesti anti-PLR
Il Comitato di Egerkingen deve ritirare i manifesti anti-PLR
Il Comitato di Egerkingen deve ritirare i manifesti anti-PLR
Redazione
5 anni fa
Lo ha deciso un tribunale zurighese con una misura cautelare. Il partito era stato accusato di proteggere l'Islam

Prima, parziale vittoria giudiziaria per il PLR svizzero e quattro sue personalità di punta, prese di mira da un manifesto elettorale del Comitato di Egerkingen che le accusava di proteggere l'Islam radicale: con una misura cautelare un tribunale zurighese ha imposto il ritiro dei cartelloni.

Con una decisione superprovvisionale (una misura cautelare senza ascolto della parte avversa) il giudice distrettuale di Andelfingen (ZH) ha ritenuto plausibile che il manifesto violi la personalità dei quattro interessati, vale a dire la presidente liberale radicale Petra Gössi, il capogruppo Beat Walti e i consiglieri nazionali bernesi Christian Wasserfallen e Christa Markwalder. I loro volti sono stati usati senza autorizzazione e pure il criterio dell'urgenza del provvedimento è ritenuto adempiuto, visto il rapporto diretto con le elezioni federali.

Autore della campagna di affissioni, il Comitato di Egerkingen - gruppo politico all'origine dell'iniziativa sui minareti, accolta dal popolo nel 2009, e di quella sulla dissimulazione del viso (anti burka), affrontata la settimana scorsa dal parlamento federale - deve ora togliere dalla circolazione (anche dal web) il soggetto. La vertenza giuridica non è però conclusa: il Comitato ha dieci giorni di tempo per prendere posizione, poi la corte tornerà ad esprimersi.

Il manifesto portava il titolo "Il PLR difende gli islamisti radicali in Svizzera" e faceva riferimento a un voto in parlamento del 10 settembre: Gössi, Walti, Markwalder e Wasserfallen, assieme ad altri 88 consiglieri nazionali, avevano respinto una mozione del gruppo UDC che chiedeva misure incisive per meglio sorvegliare le attività delle moschee e degli imam. L'oggetto era stato respinto con 92 no contro 91 sì e 8 astenuti: si era rivelato decisivo il voto della presidente del consiglio nazionale, Marina Carobbio (PS/TI), che si era espressa in linea con la posizione della consigliera federale Karin Keller-Sutter.

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