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Il Governo dice "no" al divieto di raccolta delle firme a pagamento
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Ats
11 ore fa
Secondo l'Esecutivo, un divieto di questo tipo potrebbe far sì che solo i gruppi con strutture consolidate raggiungano il numero di sottoscrizioni richiesto.

Il Consiglio federale continua a opporsi al divieto delle raccolte firme a pagamento per iniziative o referendum. Inoltre, non intende, per il momento, includere nella legge un inasprimento delle norme sulla trasparenza. È quanto emerge dalle risposte a diversi interventi del Parlamento. Un divieto completo delle raccolte firme a pagamento potrebbe restringere l'accesso ai diritti popolari di alcuni attori, scrive oggi il Consiglio federale nella sua presa di posizione su due mozioni del consigliere agli Stati Baptiste Hurni (PS/NE) e della consigliera nazionale Céline Widmer (PS/ZH).

I "no" dell'Esecutivo

Le raccolte di firme a pagamento effettuate da persone esterne può essere più vantaggiosa per i comitati finanziariamente deboli rispetto, ad esempio, a un invio massiccio di firme con un grande effetto di dispersione, indica il Consiglio federale. Il divieto di raccolta firme a pagamento potrebbe far sì che solo i gruppi con strutture consolidate raggiungano il numero di sottoscrizioni richiesto. Nella sua risposta a una mozione del consigliere agli Stati Carlo Sommaruga (PS/GE), il Governo si oppone anche alla pubblicazione obbligatoria degli importi spesi dai comitati per le firme. L'Esecutivo respinge anche tutta una serie di altre misure in relazione alla raccolta firme. Non intende iscrivere nel diritto federale che i cittadini possano richiedere al Comune se la loro firma figuri su un foglio di raccolta. Il Consiglio federale ricorda che le leggi cantonali sulla protezione dei dati prevedono già un diritto d'accesso ai dati concernenti la propria persona.

Gli interventi

Le mozioni sono motivate da rivelazioni fatte a settembre; all'epoca, le notizie diffuse dai media su possibili pratiche illegali da parte di raccoglitori di firme a pagamento, in particolare in Svizzera romanda, e su presunte firme falsificate, avevano scatenato un dibattito su nuove regole per la raccolta delle sottoscrizioni. Sono una ventina gli interventi depositati, fra cui quello della consigliera agli Stati Johanna Gapany (PLR/FR), che chiede una nuova legge per rafforzare la trasparenza, e quella del consigliere nazionale Jean Tschopp (PS/VD), che auspica che le imprese interessate siano sottoposte a un'autorizzazione. Il Consiglio federale raccomanda di respingere queste mozioni, ritenendo che misure legislative sono indicate soltanto se quelle già introdotte dalla Cancelleria federale non sono efficaci. Si tratta in particolare di una tavola rotonda volta a elaborare un codice di condotta per la raccolta firme in collaborazione con comitati d'iniziativa, organizzazioni per la raccolta di sottoscrizioni, partiti politici, gruppi di interesse e autorità

La proposta del Governo

Il Consiglio federale vede nella raccolta firme per via digitale (e-collecting), una possibile soluzione al problema. Questa dovrebbe permettere un procedimento più sicuro. L'Esecutivo ha quindi incaricato la Cancelleria di dar vita a un progetto preliminare, che andrà realizzato in collaborazione, fra gli altri, con Cantoni, Comuni, attori della politica e della società civile. Tuttavia, il Governo ha anche respinto due ulteriori mozioni del consigliere agli Stati Benjamin Mühlemann (PLR/GL) e della consigliera nazionale Greta Gysin (Verdi/TI), che chiedevano la rapida introduzione della raccolta di firme elettroniche.

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