
Un Pontefice "più unico che raro", "un vero capo spirituale", un "instancabile difensore degli ultimi". Così Paride Pelli, direttore del Corriere del Ticino, descrive Papa Francesco nel suo editoriale pubblicato questa mattina, nel quale ripercorre i principali risultati del suo Pontificato. "Missione e integrazione: sono queste le due colonne portanti che riassumono il suo pontificato. Perché è indubbio che Francesco è stato un Papa profondamente missionario, con poche tracce di proselitismo", sottolinea Pelli. Ricordando la sua lotta agli abusi sessuali nella Chiesa e le discussioni interne riguardo alle sue riforme, Pelli sottolinea che l'eredità di Francesco è impegnativa: "continuare a fare missione in un mondo che sembra sempre più in preda all’anarchia. Ma soprattutto, Bergoglio lascia un grande vuoto: ancor più in questo periodo storico, dove la sua presenza e la sua voce rassicuravano e avevano il potere di infondere speranza a tutti. Anche ai non credenti".
Partendo dalla scelta del suo nome, il giornalista Roberto Antonini, dalle pagine de La Regione, lo descrive come un Pontefice che riscopre il valore dell'umiltà, del rispetto, della semplicità e della pace. Ma è anche uno sconfitto poiché "lascia un mondo dove regnano nazionalismi, culto del denaro, guerre, disuguaglianze, satrapi e oligarchi". Rimangono inoltre in sospeso alcuni lavori portati avanti da Papa Francesco. "Incompiuta è certamente la sua opera di pulizia all’interno delle mura vaticane, in particolare nella battaglia contro la piaga della pedofilia. Centralizzatore, ma è nella natura stessa del potere in Vaticano, non ha saputo né voluto far progredire la questione dell’anacronistico celibato dei preti e quella che appare come la più tenace delle ingiustizie, l’emarginazione delle donne a cui dopo 2000 anni di storia rimangono sbarrate le porte del sacerdozio".