In occasione delle elezioni federali del 22 ottobre scorso, i temi dell'immigrazione e dell'asilo, così come il calo del potere d'acquisto e gli aumenti dei premi di cassa malattia hanno particolarmente preoccupato l'elettorato svizzero. Di ciò hanno approfittato UDC e PS. La destra ha saputo motivare la propria base e spingerla al voto meglio rispetto al 2019, secondo lo studio elettorale Selects, pubblicato oggi e realizzato da FORS, centro di competenza in scienze sociali, con il sostegno del Fondo nazionale svizzero. La partecipazione elettorale di persone che si situano a destra nello scacchiere politico si è in effetti attestata al 55%, contro il 49% di quattro anni prima. Quasi il 90% di coloro che avevano votato UDC nel 2019 lo hanno rifatto l'anno scorso. Il partito ha però anche sedotto una parte dell'elettorato PLR (14%) e PPD/PBD (7%). Il tutto approfittando del fatto che i suoi temi centrali, come immigrazione e asilo, si sono imposti nel corso della campagna, a scapito di ambiente ed energia.
Ecologisti in difficoltà
I partiti ecologisti hanno fatto fatica a mantenere i propri elettori. I Verdi hanno conservato solo il 54% di coloro che li hanno votati nel 2019, dato che sale al 61% per i Verdi liberali. Un quarto abbondante degli ex Verdi hanno optato per il PS. Fra i Verdi liberali, i voti sono andati sia a sinistra (PS o Verdi) che a destra (Centro o PLR), con una perdita particolarmente marcata fra i più giovani. Sempre i giovani si sono invece rivolti in gran parte verso il PS, che nella categoria 18-24 anni diventa il primo partito in Svizzera appaiato all'UDC. Sempre il PS è riuscito a diventare una valida alternativa ai Verdi nelle tematiche legate all'ambiente. Ha poi saputo mobilitare la propria base affrontando temi come il calo del potere d'acquisto e l'aumento dei premi malattia.
Calo del PLR
Il PLR non è riuscito a fermare il proprio calo, perdendo una parte considerevole dell'elettorato a favore dell'UDC. Si è poi trovato anche in concorrenza con la nuova realtà del Centro. I liberali-radicali perdono quota di elettori potenziali dal 2015, sottolinea lo studio. Il Centro è invece diventato eleggibile per una più larga fetta di popolazione, rispetto all'ex PPD. I vecchi elettori di PPD e PBD hanno formato lo zoccolo duro (82%) ma sono stati attirati anche numerosi voti da destra e sinistra.
Budget della campagna
L'inchiesta si è anche occupata delle spese effettuate per la campagna elettorale. Calcolato partendo dalle dichiarazioni dei candidati, l'esborso pro capite ha raggiungo i 5500 franchi, con un quarto dei candidati che non ha investito niente. Gli uomini (con quasi 6000 franchi) avevano a disposizione più mezzi rispetto alle donne (circa 4300 franchi). Gli eletti hanno speso di più rispetto ai non eletti. Il budget medio più elevato è risultato quello dei candidati UDC (quasi 12'000 franchi), seguito dai liberali-radicali (quasi 11'000 franchi). I candidati di Centro e PS hanno potuto contare su meno di 5000 franchi e quelli dei partiti ecologisti su meno di 4000. In totale sono stati sborsati 32,5 milioni di franchi, con un quinto proveniente da contributi dei partiti.
Scarto fra base e partito
Lo studio rileva infine uno scarto fra le posizioni politiche dei candidati e quelle dell'elettorato. I rappresentati del PS e dei Verdi hanno ad esempio posizioni nettamente più a sinistra rispetto alla loro base, e quelli di PLR e UDC più a destra. I temi socioeconomici dividono poi la destra: la maggioranza dei candidati UDC e PLR sostiene un aumento dell'età della pensione mentre l'elettorato lo respinge nettamente. Al contrario, la quota più alta nella base dei due partiti sostiene un salario minimo di 4000 franchi per un impiego a tempo pieno mentre i candidati lo bocciano.