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Le piccole e medie imprese (PMI) attive nell'industria delle macchine, elettrotecnica e metallurgica (MEM) guardano con apprensione al futuro: l'indice del clima economico del ramo si è attestato nel primo trimestre (gennaio) a -33 punti, scendendo di un ulteriore punto rispetto ai tre mesi precedenti. Si tratta del valore più basso da gennaio 2021, quando era stato registrato -39, emerge dalla documentazione diffusa oggi dall'associazione di categoria Swissmechanic. Era poi cominciata una ripresa che aveva portato l'indicatore a +34 nel gennaio 2022, per avviare in seguito una fase di calo.
Le attuali criticità
La situazione continua a rimanere tesa, afferma l'organizzazione. Pesano la debolezza della domanda estera, il franco forte e l'aumento dei costi di produzione. Quasi il 60% delle 500 aziende interpellate nell'ambito di un sondaggio ha registrato un calo degli ordinativi e solo il 18% evidenzia un aumento del fatturato. La gran parte delle ditte non vede all'orizzonte un rapido miglioramento della situazione. Preoccupazioni emergono anche sul fronte della redditività: il 51% delle società riferisce di margini stagnanti o negativi.
L'appello
Le elevate incertezze dell'economia mondiale, unite alle sfide strutturali del settore, fanno pensare a un futuro difficile. Viene quindi lanciato un appello: "Swissmechanic chiede alla politica e alle organizzazioni economiche di migliorare le condizioni quadro per il settore MEM e di sostenere le PMI: si tratta di garantire la loro competitività e di rafforzare la capacità d'investimento, ad esempio semplificando la regolamentazione", si legge in un comunicato.
L'associazione
Fondata nel 1939 durante l'esposizione nazionale di Zurigo - quella della cosiddetta "difesa spirituale", in un'Europa che stava entrando in guerra e con una Svizzera che all'epoca cercava di smarcarsi dai vicini - l'associazione Swissmechanic rappresenta oggi 1'400 imprese del ramo, che occupano circa 70'000 dipendenti e generano un fatturato annuo di circa 15 miliardi di franchi.