La direttrice del Dipartimento di giustizia zurighese Jacqueline Fehr fa un'autocritica sul caso di Brian, il detenuto 28enne più famoso della Svizzera. "A posteriori, probabilmente sono stata troppo a lungo spettatrice e mi sono lasciata rassicurare troppo a lungo", ha dichiarato in un'intervista pubblicata oggi dalla Neue Zürcher Zeitung. Fehr ha affermato di non dare la colpa a nessuno: "mi assumo la responsabilità", ha precisato.
Difesa l'azione del servizio carcerario
Tuttavia, la responsabile socialista della giustizia ha difeso l'azione del servizio carcerario nei confronti di Brian, un tempo noto con lo pseudonimo di Carlos. "Cosa si dovrebbe fare con un detenuto incline alla violenza se non collabora? Finora nessuno è stato in grado di dirlo ai secondini", ha detto Fehr. "Ciò ha portato a questa difficile situazione. Una cosa è chiara: non si deve più arrivare a questo punto". Se un detenuto è recalcitrante a causa di esperienze passate, non è possibile per il sistema carcerario cancellare questa realtà, ha detto Fehr. "Non dico che non ci siano stati errori", afferma. Ma si dice convinta che la maggior parte delle persone che sono entrate in contatto con Brian a livello professione volessero il meglio per lui.
Carcere Zurigo
Il caso di Brian getta ingiustamente una luce negativa sul sistema carcerario di Zurigo. "Abbiamo un tasso di recidiva molto basso e un buon clima carcerario, e utilizziamo solo l'1,9% del budget cantonale", sostiene la direttrice. Il caso di Brian è un'eccezione. Fehr sostiene che piccoli istituti specializzati potrebbero gestire eventuali casi eccezionali. Nelle grandi carceri i modelli di esecuzione su misura sono possibili solo in maniera limitata. Brian, 28 anni, è stato rilasciato venerdì scorso dopo sette anni di detenzione.